Ecco i punti sulla quale si basa la Riforma Gelmini, se volete sapere chi e' Mariastella Gelmini andate qui:
1) La scuola elementare oggi è divisa in moduli di apprendimento. Le materie sono molte di più di cinquant’anni fa. Un maestro unico specializzato in inglese, musica, informatica, educzione fisica , non esiste.
Cosa potranno apprendere i nostri figli in questo modo?
2) La riduzione delle ore di insegnamento settimanale a 24 implica una riduzione delle materie dis tudio. Calcolando che la religione non verrà toccata, quali materie verranno eliminate?
Vuole anche dire ch i figli staranno più tempo a casa, e chi se ne occuperà?
3) L‘Inglese verrà insegnato da insegnanti non specializzati che saranno obbligati a seguire un corso. Quelli specializzati verranno licenziati.
Non riesco ad immaginare l'inglese maccheronico che verrà insegnato...
4) Il numero di licenziamenti previsto nella scuola arriva a 150.000
Se non licenziati, passati ad altri incarichi o incentivati ad andare in pesione.
5) Il tempo pieno non è garantito. Si farà solo se ci saranno le risorse e su richiesta dei genitori.(parole della Gelmini a Porta a Porta)
Ripeto, chi si occuperà dei figli il pomeriggio?
6) L’anno prossimo tutti i bambini che verranno iscritti in prima elementare usciranno alle 12.30. Laddove sarà possibile prolungare l’orario fino alle 16.00, non si studierà con i maestri, ma si tornerà al vecchio doposcuola. I bambini verranno “tenuti” da personale non meglio identificato i cui costi, presumibilmente, si dovranno accollare i comuni. Mancando però l’antrata ICI, molti comuni non potranno garantire questo servizio. Da qui le proteste di alcune regioni che si oppongono alla riforma.
E chi pagherà poi? Berlusconi? la Gelmini? Io se avro' dei figli saro' nei guai, perche' non ho nessuno che mi posa guardare i figli mentre sono al lavoro.
7) Le classi saranno portate a 30 alunni contro i 25 di oggi. Considerando che ci saranno come sempre bambini stranieri e bambini problematici, come farà una maestra sola a seguirli tutti?
Una volta ce ne erano 20 per classe, voglio proprio vedere com farà una maestra a controllare 30 bambini.
8) La Gelmini ripristina il voto e la bocciatura per una sola insufficienza anche in un’unica materia sin dalla prima elementare.
Prepariamoci ad una bella serie di bocciature, a meno che gli standard di valutazione non si abbassino drasticamente.
9) L’obiezione fatta da diversi esperti sull’impossibilità di seguire tanti bambini:” All’epoca del maestro unico c’erano anche le classi differenziali per i bambini con problemi. ” La soluzione sembra essere stata individuata in una proposta di legge della Lega Nord:”Mettere i figli degli stranieri in classi ponte perchè sono loro a dover imparare l’italiano per integrarsi, e non si può, per far integrare loro, danneggiare i bambini italiani”.
Ecco una nuova materia di insegnamento a scuola, il razzismo.
10) i costi della scuola:In questi anni la spesa per la scuola è costantemente diminuita. Dati MPI dicono che negli anni ‘90 era il 3,9-4,0% del PIL, ora è del 2,8% del PIL
Diminuisce la spesa ed aumentano i somari.
11) Dice la Gelmini: “Il 97% della spesa per la scuola è destinata agli stipendi. “ Non credo sia così. La spesa per l’istruzione è composta da 42 mld dello stato, più 10 mld di regioni ed enti locali, in totale 52 mld. Per lo stipendio del personale si spendono 41 mld, che su 52 mld complessivi rappresentano il 78,8% del totale, una percentuale al disotto del 79%, che è la media europea.
In ottica di istruzione, in ottica di offrire possibilità per il futuro per le prossime generazioni, credo sia stupido tagliare in questo settore. Perche' non tagliano le spese dei parlamentari?
12) Chiudere tutte le scuole con meno di cinquecento alunni non garantirebbe l’istruzione per tutti, un diritto sancito dalla costituzione.
Senza contare poi le problematiche logistiche, sposatare 400 alunni verso una nuova scuola e' difficoltoso, sempre che si riesca a trovare un posto dove sistemarli.
13) Gelmini afferma: Faremo corsi di formazione per gli insegnanti del sud, dove gli esiti OCSE danno risultati di apprendimento degli alunni più bassi. Gli insegnanti del sud lavorano in buona parte nelle scuole del nord dove gli esiti sono piuttosto lusinghieri.
No Comment.
14) L’ultima affermazione è una sintesi della riforma della scuola che Panebianco non ha compreso affatto: “Gelmini: L’istruzione è pubblica sempre, anche quando è svolta dalle scuole paritarie. Abbiamo bisogno di liberare risorse per poter garantire la libertà di scelta alle famiglie.” Ovvero, dare soldi in più alle scuole private. Ovvero, smantellamento della scuola pubblica.
Ed e' una bella merda, scusate il francesismo.
Fonte http://wildgretapolitics.wordpress.com
«Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre.» Ian Maclaren
mercoledì 29 ottobre 2008
Ma tu la conosci la Gelmini?
Ecco i punti sulla quale si basa la Riforma Gelmini, se volete sapere chi e' Mariastella Gelmini andate qui:
1) La scuola elementare oggi è divisa in moduli di apprendimento. Le materie sono molte di più di cinquant’anni fa. Un maestro unico specializzato in inglese, musica, informatica, educzione fisica , non esiste.
Cosa potranno apprendere i nostri figli in questo modo?
2) La riduzione delle ore di insegnamento settimanale a 24 implica una riduzione delle materie dis tudio. Calcolando che la religione non verrà toccata, quali materie verranno eliminate?
Vuole anche dire ch i figli staranno più tempo a casa, e chi se ne occuperà?
3) L‘Inglese verrà insegnato da insegnanti non specializzati che saranno obbligati a seguire un corso. Quelli specializzati verranno licenziati.
Non riesco ad immaginare l'inglese maccheronico che verrà insegnato...
4) Il numero di licenziamenti previsto nella scuola arriva a 150.000
Se non licenziati, passati ad altri incarichi o incentivati ad andare in pesione.
5) Il tempo pieno non è garantito. Si farà solo se ci saranno le risorse e su richiesta dei genitori.(parole della Gelmini a Porta a Porta)
Ripeto, chi si occuperà dei figli il pomeriggio?
6) L’anno prossimo tutti i bambini che verranno iscritti in prima elementare usciranno alle 12.30. Laddove sarà possibile prolungare l’orario fino alle 16.00, non si studierà con i maestri, ma si tornerà al vecchio doposcuola. I bambini verranno “tenuti” da personale non meglio identificato i cui costi, presumibilmente, si dovranno accollare i comuni. Mancando però l’antrata ICI, molti comuni non potranno garantire questo servizio. Da qui le proteste di alcune regioni che si oppongono alla riforma.
E chi pagherà poi? Berlusconi? la Gelmini? Io se avro' dei figli saro' nei guai, perche' non ho nessuno che mi posa guardare i figli mentre sono al lavoro.
7) Le classi saranno portate a 30 alunni contro i 25 di oggi. Considerando che ci saranno come sempre bambini stranieri e bambini problematici, come farà una maestra sola a seguirli tutti?
Una volta ce ne erano 20 per classe, voglio proprio vedere com farà una maestra a controllare 30 bambini.
8) La Gelmini ripristina il voto e la bocciatura per una sola insufficienza anche in un’unica materia sin dalla prima elementare.
Prepariamoci ad una bella serie di bocciature, a meno che gli standard di valutazione non si abbassino drasticamente.
9) L’obiezione fatta da diversi esperti sull’impossibilità di seguire tanti bambini:” All’epoca del maestro unico c’erano anche le classi differenziali per i bambini con problemi. ” La soluzione sembra essere stata individuata in una proposta di legge della Lega Nord:”Mettere i figli degli stranieri in classi ponte perchè sono loro a dover imparare l’italiano per integrarsi, e non si può, per far integrare loro, danneggiare i bambini italiani”.
Ecco una nuova materia di insegnamento a scuola, il razzismo.
10) i costi della scuola:In questi anni la spesa per la scuola è costantemente diminuita. Dati MPI dicono che negli anni ‘90 era il 3,9-4,0% del PIL, ora è del 2,8% del PIL
Diminuisce la spesa ed aumentano i somari.
11) Dice la Gelmini: “Il 97% della spesa per la scuola è destinata agli stipendi. “ Non credo sia così. La spesa per l’istruzione è composta da 42 mld dello stato, più 10 mld di regioni ed enti locali, in totale 52 mld. Per lo stipendio del personale si spendono 41 mld, che su 52 mld complessivi rappresentano il 78,8% del totale, una percentuale al disotto del 79%, che è la media europea.
In ottica di istruzione, in ottica di offrire possibilità per il futuro per le prossime generazioni, credo sia stupido tagliare in questo settore. Perche' non tagliano le spese dei parlamentari?
12) Chiudere tutte le scuole con meno di cinquecento alunni non garantirebbe l’istruzione per tutti, un diritto sancito dalla costituzione.
Senza contare poi le problematiche logistiche, sposatare 400 alunni verso una nuova scuola e' difficoltoso, sempre che si riesca a trovare un posto dove sistemarli.
13) Gelmini afferma: Faremo corsi di formazione per gli insegnanti del sud, dove gli esiti OCSE danno risultati di apprendimento degli alunni più bassi. Gli insegnanti del sud lavorano in buona parte nelle scuole del nord dove gli esiti sono piuttosto lusinghieri.
No Comment.
14) L’ultima affermazione è una sintesi della riforma della scuola che Panebianco non ha compreso affatto: “Gelmini: L’istruzione è pubblica sempre, anche quando è svolta dalle scuole paritarie. Abbiamo bisogno di liberare risorse per poter garantire la libertà di scelta alle famiglie.” Ovvero, dare soldi in più alle scuole private. Ovvero, smantellamento della scuola pubblica.
Ed e' una bella merda, scusate il francesismo.
Fonte http://wildgretapolitics.wordpress.com
1) La scuola elementare oggi è divisa in moduli di apprendimento. Le materie sono molte di più di cinquant’anni fa. Un maestro unico specializzato in inglese, musica, informatica, educzione fisica , non esiste.
Cosa potranno apprendere i nostri figli in questo modo?
2) La riduzione delle ore di insegnamento settimanale a 24 implica una riduzione delle materie dis tudio. Calcolando che la religione non verrà toccata, quali materie verranno eliminate?
Vuole anche dire ch i figli staranno più tempo a casa, e chi se ne occuperà?
3) L‘Inglese verrà insegnato da insegnanti non specializzati che saranno obbligati a seguire un corso. Quelli specializzati verranno licenziati.
Non riesco ad immaginare l'inglese maccheronico che verrà insegnato...
4) Il numero di licenziamenti previsto nella scuola arriva a 150.000
Se non licenziati, passati ad altri incarichi o incentivati ad andare in pesione.
5) Il tempo pieno non è garantito. Si farà solo se ci saranno le risorse e su richiesta dei genitori.(parole della Gelmini a Porta a Porta)
Ripeto, chi si occuperà dei figli il pomeriggio?
6) L’anno prossimo tutti i bambini che verranno iscritti in prima elementare usciranno alle 12.30. Laddove sarà possibile prolungare l’orario fino alle 16.00, non si studierà con i maestri, ma si tornerà al vecchio doposcuola. I bambini verranno “tenuti” da personale non meglio identificato i cui costi, presumibilmente, si dovranno accollare i comuni. Mancando però l’antrata ICI, molti comuni non potranno garantire questo servizio. Da qui le proteste di alcune regioni che si oppongono alla riforma.
E chi pagherà poi? Berlusconi? la Gelmini? Io se avro' dei figli saro' nei guai, perche' non ho nessuno che mi posa guardare i figli mentre sono al lavoro.
7) Le classi saranno portate a 30 alunni contro i 25 di oggi. Considerando che ci saranno come sempre bambini stranieri e bambini problematici, come farà una maestra sola a seguirli tutti?
Una volta ce ne erano 20 per classe, voglio proprio vedere com farà una maestra a controllare 30 bambini.
8) La Gelmini ripristina il voto e la bocciatura per una sola insufficienza anche in un’unica materia sin dalla prima elementare.
Prepariamoci ad una bella serie di bocciature, a meno che gli standard di valutazione non si abbassino drasticamente.
9) L’obiezione fatta da diversi esperti sull’impossibilità di seguire tanti bambini:” All’epoca del maestro unico c’erano anche le classi differenziali per i bambini con problemi. ” La soluzione sembra essere stata individuata in una proposta di legge della Lega Nord:”Mettere i figli degli stranieri in classi ponte perchè sono loro a dover imparare l’italiano per integrarsi, e non si può, per far integrare loro, danneggiare i bambini italiani”.
Ecco una nuova materia di insegnamento a scuola, il razzismo.
10) i costi della scuola:In questi anni la spesa per la scuola è costantemente diminuita. Dati MPI dicono che negli anni ‘90 era il 3,9-4,0% del PIL, ora è del 2,8% del PIL
Diminuisce la spesa ed aumentano i somari.
11) Dice la Gelmini: “Il 97% della spesa per la scuola è destinata agli stipendi. “ Non credo sia così. La spesa per l’istruzione è composta da 42 mld dello stato, più 10 mld di regioni ed enti locali, in totale 52 mld. Per lo stipendio del personale si spendono 41 mld, che su 52 mld complessivi rappresentano il 78,8% del totale, una percentuale al disotto del 79%, che è la media europea.
In ottica di istruzione, in ottica di offrire possibilità per il futuro per le prossime generazioni, credo sia stupido tagliare in questo settore. Perche' non tagliano le spese dei parlamentari?
12) Chiudere tutte le scuole con meno di cinquecento alunni non garantirebbe l’istruzione per tutti, un diritto sancito dalla costituzione.
Senza contare poi le problematiche logistiche, sposatare 400 alunni verso una nuova scuola e' difficoltoso, sempre che si riesca a trovare un posto dove sistemarli.
13) Gelmini afferma: Faremo corsi di formazione per gli insegnanti del sud, dove gli esiti OCSE danno risultati di apprendimento degli alunni più bassi. Gli insegnanti del sud lavorano in buona parte nelle scuole del nord dove gli esiti sono piuttosto lusinghieri.
No Comment.
14) L’ultima affermazione è una sintesi della riforma della scuola che Panebianco non ha compreso affatto: “Gelmini: L’istruzione è pubblica sempre, anche quando è svolta dalle scuole paritarie. Abbiamo bisogno di liberare risorse per poter garantire la libertà di scelta alle famiglie.” Ovvero, dare soldi in più alle scuole private. Ovvero, smantellamento della scuola pubblica.
Ed e' una bella merda, scusate il francesismo.
Fonte http://wildgretapolitics.wordpress.com
lunedì 27 ottobre 2008
L'Italia dell'odio.
"SOLO nella "democrazia dell'applauso" che Berlusconi gradisce può succedere che la voce di una piazza, sicuramente severa ma serena, venga tacitata con uno spregevole "frottole e insulsaggini". Solo nell'"Impero dell'assenso" cui il Cavaliere ambisce può accadere che alla critica di un oppositore, sicuramente aspra ma legittima, si risponda con uno sprezzante "si riposi e ci lasci lavorare"."
"Denigrare continuamente e in qualche modo offendere quella gran parte di Italia che ieri è scesa in piazza con serietà, sobrietà e serenità - aggiunge Finocchiaro - vuol dire dimostrare un'arroganza davvero fuori luogo. Il Pdl ne prenda atto e ne tenga conto: l'opposizione del Pd è forte in Parlamento e nel Paese".
Ma i toni del centrodestra restano alti. E così il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto tornare a lanciare la guerra dei numeri ("erano solo 300mila"), a definire quello di Veltroni "un normale comizio per l'apertura della campagna elettorale" e a ricordare la vittoria elettorale berlusconiana ("nulla fa pensare che i rapporti di forza espressi dall'urna si siano modificati"). Per Domenico Gramazio di An, al Pd "continua a mancare il senso della realtà", mentre il compagno di partito Maurizio Gasparri parla esplicitamente di "flop". Unica voce meno polemica quella del vicepresidente vicario del gruppo Pdl Camera, Italo Bocchino, per il quale "sarebbe interessante se Veltroni desse il via a quel percorso riformatore interrotto dopo il voto, isolando l'irresponsabilità di Di Pietro". Quel Di Pietro di cui l'ex presidente della Camera, il democratico Luciano Violante, vede "come un fatto positivo la presenza alla manifestazione".
Le reazioni sono a tal punto scomposte che, a un certo punto, Anna Finocchiaro s'arrabbia. "Dovrebbero avere più rispetto per una manifestazione che ha portato in piazza oltre due milioni di persone. Il Pdl impari a rispettare l'opposizione, come abbiamo fatto noi quando a manifestare furono loro".
Ma il partito di Silvio Berlusconi non perde tempo per sottolineare l'inutilità della piazza, di fronte al consenso ottenuto dal centrodestra ad aprile e al gradimento per il governo e il presidente del Consiglio che, syando ai sondaggi, spopola. Così c'è chi, pallottoliere alla mano, taglia il numero dei partecipanti (poche centinaia di migliaia contro i due milioni e mezzo annunciati dagli organizzatori). O minimizza la portata dell'intervento del segretario definendolo "noioso e pieno di gaffes". Ma il vero coro è: "Ad aprile gli elettori hanno scelto noi".
"Denigrare continuamente e in qualche modo offendere quella gran parte di Italia che ieri è scesa in piazza con serietà, sobrietà e serenità - aggiunge Finocchiaro - vuol dire dimostrare un'arroganza davvero fuori luogo. Il Pdl ne prenda atto e ne tenga conto: l'opposizione del Pd è forte in Parlamento e nel Paese".
Ma i toni del centrodestra restano alti. E così il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto tornare a lanciare la guerra dei numeri ("erano solo 300mila"), a definire quello di Veltroni "un normale comizio per l'apertura della campagna elettorale" e a ricordare la vittoria elettorale berlusconiana ("nulla fa pensare che i rapporti di forza espressi dall'urna si siano modificati"). Per Domenico Gramazio di An, al Pd "continua a mancare il senso della realtà", mentre il compagno di partito Maurizio Gasparri parla esplicitamente di "flop". Unica voce meno polemica quella del vicepresidente vicario del gruppo Pdl Camera, Italo Bocchino, per il quale "sarebbe interessante se Veltroni desse il via a quel percorso riformatore interrotto dopo il voto, isolando l'irresponsabilità di Di Pietro". Quel Di Pietro di cui l'ex presidente della Camera, il democratico Luciano Violante, vede "come un fatto positivo la presenza alla manifestazione".
Le reazioni sono a tal punto scomposte che, a un certo punto, Anna Finocchiaro s'arrabbia. "Dovrebbero avere più rispetto per una manifestazione che ha portato in piazza oltre due milioni di persone. Il Pdl impari a rispettare l'opposizione, come abbiamo fatto noi quando a manifestare furono loro".
Ma il partito di Silvio Berlusconi non perde tempo per sottolineare l'inutilità della piazza, di fronte al consenso ottenuto dal centrodestra ad aprile e al gradimento per il governo e il presidente del Consiglio che, syando ai sondaggi, spopola. Così c'è chi, pallottoliere alla mano, taglia il numero dei partecipanti (poche centinaia di migliaia contro i due milioni e mezzo annunciati dagli organizzatori). O minimizza la portata dell'intervento del segretario definendolo "noioso e pieno di gaffes". Ma il vero coro è: "Ad aprile gli elettori hanno scelto noi".
L'Italia dell'odio.
"SOLO nella "democrazia dell'applauso" che Berlusconi gradisce può succedere che la voce di una piazza, sicuramente severa ma serena, venga tacitata con uno spregevole "frottole e insulsaggini". Solo nell'"Impero dell'assenso" cui il Cavaliere ambisce può accadere che alla critica di un oppositore, sicuramente aspra ma legittima, si risponda con uno sprezzante "si riposi e ci lasci lavorare"."
"Denigrare continuamente e in qualche modo offendere quella gran parte di Italia che ieri è scesa in piazza con serietà, sobrietà e serenità - aggiunge Finocchiaro - vuol dire dimostrare un'arroganza davvero fuori luogo. Il Pdl ne prenda atto e ne tenga conto: l'opposizione del Pd è forte in Parlamento e nel Paese".
Ma i toni del centrodestra restano alti. E così il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto tornare a lanciare la guerra dei numeri ("erano solo 300mila"), a definire quello di Veltroni "un normale comizio per l'apertura della campagna elettorale" e a ricordare la vittoria elettorale berlusconiana ("nulla fa pensare che i rapporti di forza espressi dall'urna si siano modificati"). Per Domenico Gramazio di An, al Pd "continua a mancare il senso della realtà", mentre il compagno di partito Maurizio Gasparri parla esplicitamente di "flop". Unica voce meno polemica quella del vicepresidente vicario del gruppo Pdl Camera, Italo Bocchino, per il quale "sarebbe interessante se Veltroni desse il via a quel percorso riformatore interrotto dopo il voto, isolando l'irresponsabilità di Di Pietro". Quel Di Pietro di cui l'ex presidente della Camera, il democratico Luciano Violante, vede "come un fatto positivo la presenza alla manifestazione".
Le reazioni sono a tal punto scomposte che, a un certo punto, Anna Finocchiaro s'arrabbia. "Dovrebbero avere più rispetto per una manifestazione che ha portato in piazza oltre due milioni di persone. Il Pdl impari a rispettare l'opposizione, come abbiamo fatto noi quando a manifestare furono loro".
Ma il partito di Silvio Berlusconi non perde tempo per sottolineare l'inutilità della piazza, di fronte al consenso ottenuto dal centrodestra ad aprile e al gradimento per il governo e il presidente del Consiglio che, syando ai sondaggi, spopola. Così c'è chi, pallottoliere alla mano, taglia il numero dei partecipanti (poche centinaia di migliaia contro i due milioni e mezzo annunciati dagli organizzatori). O minimizza la portata dell'intervento del segretario definendolo "noioso e pieno di gaffes". Ma il vero coro è: "Ad aprile gli elettori hanno scelto noi".
"Denigrare continuamente e in qualche modo offendere quella gran parte di Italia che ieri è scesa in piazza con serietà, sobrietà e serenità - aggiunge Finocchiaro - vuol dire dimostrare un'arroganza davvero fuori luogo. Il Pdl ne prenda atto e ne tenga conto: l'opposizione del Pd è forte in Parlamento e nel Paese".
Ma i toni del centrodestra restano alti. E così il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto tornare a lanciare la guerra dei numeri ("erano solo 300mila"), a definire quello di Veltroni "un normale comizio per l'apertura della campagna elettorale" e a ricordare la vittoria elettorale berlusconiana ("nulla fa pensare che i rapporti di forza espressi dall'urna si siano modificati"). Per Domenico Gramazio di An, al Pd "continua a mancare il senso della realtà", mentre il compagno di partito Maurizio Gasparri parla esplicitamente di "flop". Unica voce meno polemica quella del vicepresidente vicario del gruppo Pdl Camera, Italo Bocchino, per il quale "sarebbe interessante se Veltroni desse il via a quel percorso riformatore interrotto dopo il voto, isolando l'irresponsabilità di Di Pietro". Quel Di Pietro di cui l'ex presidente della Camera, il democratico Luciano Violante, vede "come un fatto positivo la presenza alla manifestazione".
Le reazioni sono a tal punto scomposte che, a un certo punto, Anna Finocchiaro s'arrabbia. "Dovrebbero avere più rispetto per una manifestazione che ha portato in piazza oltre due milioni di persone. Il Pdl impari a rispettare l'opposizione, come abbiamo fatto noi quando a manifestare furono loro".
Ma il partito di Silvio Berlusconi non perde tempo per sottolineare l'inutilità della piazza, di fronte al consenso ottenuto dal centrodestra ad aprile e al gradimento per il governo e il presidente del Consiglio che, syando ai sondaggi, spopola. Così c'è chi, pallottoliere alla mano, taglia il numero dei partecipanti (poche centinaia di migliaia contro i due milioni e mezzo annunciati dagli organizzatori). O minimizza la portata dell'intervento del segretario definendolo "noioso e pieno di gaffes". Ma il vero coro è: "Ad aprile gli elettori hanno scelto noi".
domenica 26 ottobre 2008
giovedì 23 ottobre 2008
Eh! Berlusconi grandissimo bugiardo!
"Dilaga la protesta nelle scuole. Berlusconi aveva detto: "Polizia contro le occupazioni", poi smentisce." [Collegamenti verso il sito comunista repubblica.it (1)(2)]
Secondo lui la Democrazia non e' occupare luoghi pubblici ed istituzioni, ma lo è distruggere il sistema scolastico ed universitario in italia. Non si rende conto che esordire con frasi di questo calibro non fa altro che gettare benzina sul fuoco?
Spesso Silvio Berlusconi dice una cosa e dopo 5 minuti smentisce. Gli viene così facile mentire che è veramente da stupidi credere anche solo ad una sua parola. E la Destra lo ha eletto proprio leader, e l'ha votato. Che schifo.
Secondo lui la Democrazia non e' occupare luoghi pubblici ed istituzioni, ma lo è distruggere il sistema scolastico ed universitario in italia. Non si rende conto che esordire con frasi di questo calibro non fa altro che gettare benzina sul fuoco?
Spesso Silvio Berlusconi dice una cosa e dopo 5 minuti smentisce. Gli viene così facile mentire che è veramente da stupidi credere anche solo ad una sua parola. E la Destra lo ha eletto proprio leader, e l'ha votato. Che schifo.
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Eh! Berlusconi grandissimo bugiardo!
"Dilaga la protesta nelle scuole. Berlusconi aveva detto: "Polizia contro le occupazioni", poi smentisce." [Collegamenti verso il sito comunista repubblica.it (1)(2)]
Secondo lui la Democrazia non e' occupare luoghi pubblici ed istituzioni, ma lo è distruggere il sistema scolastico ed universitario in italia. Non si rende conto che esordire con frasi di questo calibro non fa altro che gettare benzina sul fuoco?
Spesso Silvio Berlusconi dice una cosa e dopo 5 minuti smentisce. Gli viene così facile mentire che è veramente da stupidi credere anche solo ad una sua parola. E la Destra lo ha eletto proprio leader, e l'ha votato. Che schifo.
Secondo lui la Democrazia non e' occupare luoghi pubblici ed istituzioni, ma lo è distruggere il sistema scolastico ed universitario in italia. Non si rende conto che esordire con frasi di questo calibro non fa altro che gettare benzina sul fuoco?
Spesso Silvio Berlusconi dice una cosa e dopo 5 minuti smentisce. Gli viene così facile mentire che è veramente da stupidi credere anche solo ad una sua parola. E la Destra lo ha eletto proprio leader, e l'ha votato. Che schifo.
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martedì 21 ottobre 2008
Azione Giovani e Smart Filter
Oggi per curiosità ho cercato di accedere al sito di Azione Giovani, e il filtro aziendale ha bloccato l'accesso. Tale sito e' classificato da Smart Filter come "Category: Extreme; Hate / Discrimination; Politics / Opinion", cioè odio, discriminazione. E lo dicono gli americani...
Azione Giovani e Smart Filter
Oggi per curiosità ho cercato di accedere al sito di Azione Giovani, e il filtro aziendale ha bloccato l'accesso. Tale sito e' classificato da Smart Filter come "Category: Extreme; Hate / Discrimination; Politics / Opinion", cioè odio, discriminazione. E lo dicono gli americani...
lunedì 20 ottobre 2008
Veltroni Vs Di Pietro
"MILANO - Pd e Italia dei valori ai ferri cortissimi. "L'alleanza con Di Pietro è finita", dice il leader democratico ospite di Fabio Fazio, "perché dopo le elezioni ha rotto il patto di programma e ha rifiutato il gruppo unico". Secca la replica dell'ex pm: "Si arrampica sugli specchi, la verità è che il suo partito è inesistente, e negli ultimi mesi ha oscillato tra collaborazione con il governo e collaborazionismo".
La replica di Tonino. L'ex pm risponde con una serie di sciabolate al leader del Pd. "IdV non ha rotto alcun patto con il Pd, tanto è vero che sta per affrontare, insieme al Pd, le imminenti elezioni in Trentino e speriamo anche in Abruzzo. Noi abbiamo scelto subito un'opposizione chiara, lineare e intransigente, mentre il Pd ha ondeggiato con una linea collaborativa, a tal punto da sembrare talvolta persino collaborazionista". E ancora: "Il buon Veltroni si attacca agli specchi per cercare di giustificare una opposizione che in questi mesi c'è stata poco o per niente"." [repubblica.it]
Credo che Walter Veltroni non abbia capito bene il motivo della crisi della Sinistra in Italia, cioè lui stesso. I voti presi dall' Italia dei Valori (compreso il mio!) non potranno che aumentare.
La replica di Tonino. L'ex pm risponde con una serie di sciabolate al leader del Pd. "IdV non ha rotto alcun patto con il Pd, tanto è vero che sta per affrontare, insieme al Pd, le imminenti elezioni in Trentino e speriamo anche in Abruzzo. Noi abbiamo scelto subito un'opposizione chiara, lineare e intransigente, mentre il Pd ha ondeggiato con una linea collaborativa, a tal punto da sembrare talvolta persino collaborazionista". E ancora: "Il buon Veltroni si attacca agli specchi per cercare di giustificare una opposizione che in questi mesi c'è stata poco o per niente"." [repubblica.it]
Credo che Walter Veltroni non abbia capito bene il motivo della crisi della Sinistra in Italia, cioè lui stesso. I voti presi dall' Italia dei Valori (compreso il mio!) non potranno che aumentare.
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Veltroni Vs Di Pietro
"MILANO - Pd e Italia dei valori ai ferri cortissimi. "L'alleanza con Di Pietro è finita", dice il leader democratico ospite di Fabio Fazio, "perché dopo le elezioni ha rotto il patto di programma e ha rifiutato il gruppo unico". Secca la replica dell'ex pm: "Si arrampica sugli specchi, la verità è che il suo partito è inesistente, e negli ultimi mesi ha oscillato tra collaborazione con il governo e collaborazionismo".
La replica di Tonino. L'ex pm risponde con una serie di sciabolate al leader del Pd. "IdV non ha rotto alcun patto con il Pd, tanto è vero che sta per affrontare, insieme al Pd, le imminenti elezioni in Trentino e speriamo anche in Abruzzo. Noi abbiamo scelto subito un'opposizione chiara, lineare e intransigente, mentre il Pd ha ondeggiato con una linea collaborativa, a tal punto da sembrare talvolta persino collaborazionista". E ancora: "Il buon Veltroni si attacca agli specchi per cercare di giustificare una opposizione che in questi mesi c'è stata poco o per niente"." [repubblica.it]
Credo che Walter Veltroni non abbia capito bene il motivo della crisi della Sinistra in Italia, cioè lui stesso. I voti presi dall' Italia dei Valori (compreso il mio!) non potranno che aumentare.
La replica di Tonino. L'ex pm risponde con una serie di sciabolate al leader del Pd. "IdV non ha rotto alcun patto con il Pd, tanto è vero che sta per affrontare, insieme al Pd, le imminenti elezioni in Trentino e speriamo anche in Abruzzo. Noi abbiamo scelto subito un'opposizione chiara, lineare e intransigente, mentre il Pd ha ondeggiato con una linea collaborativa, a tal punto da sembrare talvolta persino collaborazionista". E ancora: "Il buon Veltroni si attacca agli specchi per cercare di giustificare una opposizione che in questi mesi c'è stata poco o per niente"." [repubblica.it]
Credo che Walter Veltroni non abbia capito bene il motivo della crisi della Sinistra in Italia, cioè lui stesso. I voti presi dall' Italia dei Valori (compreso il mio!) non potranno che aumentare.
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Politica
L'italia (di Berlusconi) contro il protocollo di Kyoto...
"La richiesta italiana di avere più tempo per approfondire il tema dei costi sulla riduzione dell'anidride carbonica, è stata condivisa da altri 9 stati. Non c'è quindi nessun isolamento dell'Italia in Europa, ma solo la continuazione di un costume deteriore dell'opposizione e cioè quello di fare polemiche anche contro il proprio Paese". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi che reagisce alle polemiche nate dalla richiesta del governo di sospendere l'applicazione delle misure anti-inquinamento per i prossimi 12-15 mesi al fine di verificarne i costi. [repubblica.it]
Le conseguenze del riscaldamento globale sono terrificanti, e sono imminienti, alcuni effetti si posso gia' avvertire ora...
Per quale motivo intralciare il processo virtuoso di inquinare meno e utilizzare meglio le risorse attuali? Forse per favorire gli industriali che se ne sbattono del futuro e del nostro pianeta, ma guardano solo ai propri interessi ed al loro tornaconto economico? Cioè, ci stiamo giocando il futuro solo perche' i ricchi vogliono essere ancora più ricchi?
Riporto per intero un'articolo dove si spiegano bene i differenti punti di vista su questo problema.
"I COSTI
Per il governo. Secondo il governo adempiere agli obiettivi previsti dalla direttiva 20-20-20 costerebbe all'Italia una cifra compresa tra i 18 e i 25 miliardi l'anno, pari a circa l'1,14 del Pil. Dati che secondo Palazzo Chigi si desumono da valutazioni della stessa Unione Europea nei suoi studi preliminari. Risorse superiori a quelle chieste ad altri stati dell'Unione e che avrebbero l'effetto di frenare la ripresa economica nazionale. Posizione questa, in sintonia con quella di Confindustria, grande sponsor dell'indietro tutta nella lotta ai cambiamenti climatici.
Per l'Unione Europea. Secondo Bruxelles i conti vanno fatti però in maniera diversa. "La stima dei costi aggiuntivi - spiega il commissario all'Ambiente, il conservatore greco Stavros Dimas - secondo la Commissione, è pari infatti al massimo allo 0,66% del Pil. E questo dato prende in conto tutti gli elementi del pacchetto su clima ed energia: non solo gli obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra e per lo sviluppo delle rinnovabili, ma anche i 'meccanismi flessibili' che si possono utilizzare per raggiungerli".
Per gli ambientalisti. Gli ambientalisti insistono poi affinché parlando dell'agenda 20-20-20 il discorso venga allargato alle ricadute positive che il governo italiano sembra non voler contabilizzare. "Per l'Italia - spiega Edoardo Zanchini di Legambiente - l'Ue stima un risparmio di 7,6 miliardi l'anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l'inquinamento. I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l'anno. Questo senza contare i benefici di lungo termine sul piano dello sviluppo di un settore innovativo come quello delle rinnovabili e di crescita occupazionale".
Per gli industriali. Posizioni almeno in parte simili sono condivise anche da larghi settori dell'industria europea. Il Gruppo europeo dei dirigenti di impresa, che raggruppa i vertici di grandi società come Phillips, Shell, Tesco e Vodafone, ha inviato recentemente a ogni membro dell'Europarlamento una lettera in cui esprimeva il proprio favore nei confronti delle misure proposte. "Siamo dell'idea - si leggeva nella missiva - che i benefici di un intervento deciso e tempestivo sul cambiamento climatico siano superiori ai costi dell'inazione. Riconosciamo che le questioni legate alla competitività europea e le preoccupazioni europee riguardo alla recessione economica globale influenzeranno il dibattito, ma siamo certi che l'adozione di un pacchetto legislativo deciso ed efficace alla fine avrà effetto positivo sulle imprese europee".
I MECCANISMI FLESSIBILI
Secondo il governo. Altro tema di scontro tra Roma e l'Europa è il mercato delle emissioni di CO2 (Ets, Emission trading scheme). Si tratta in poche parole di una speciale "Borsa", la cui creazione era già prevista dal Protocollo di Kyoto, che permette agli operatori virtuosi (coloro che hanno ridotto le proprie emissioni) di vendere i tagli in eccesso alle imprese rimaste invece indietro. Un meccanismo che dovrebbe permettere di incentivare l'innovazione che migliora l'efficienza e il risparmio energetico. Secondo il presidente del Consiglio la compravendita di questi titoli assomiglia a un mercato dei derivati simile a quello dei mutui subprime e pertanto va assolutamente abbandonata.
Secondo l'Unione Europea. In questo caso da Bruxelles nessuno si è scomodato per rispondere in maniera diretta a Berlusconi, tanto il mercato delle emissioni (che gode anche della benedizione delle Nazioni Unite) è ritenuto uno strumento chiave. "Il commercio dei diritti di emissione - ha ricordato ancora il Commissario Dimas - consente alle industrie dell'Ue di scambiarsi le quote di CO2 assegnate loro, garantendo che le emissioni siano ridotte laddove è meno costoso farlo". Recentemente il meccanismo Ets è uscito tra l'altro rafforzato (anche se con delle modifiche sgradite agli ambientalisti) dal voto della Commissione Ambiente dell'Europarlamento.
USA E CINA
Secondo Berlusconi. Altro elemento portato dall'Italia a sostegno dello stop alla direttiva 20-20-20 è l'obiezione che l'Europa da sola non è in grado di ottenere nessun risultato di rilievo nel contrastare i cambiamenti climatici, mentre Stati Uniti e Cina continuano ad inquinare senza freni.
Secondo gli altri leader. Si tratta di un'affermazione vera solo in parte. I leader dell'Unione più impegnati nella lotta ambientale come Angela Merkel hanno presente il problema e non hanno esitato ad ammettere la questione, ma hanno più volte ribadito che il miglior modo per convincere i paesi emergenti recalcitranti (Cina, India e Brasile innanzitutto) è dimostrare che chi sino ad oggi ha fatto i danni maggiori (ovvero l'Occidente) sia credibile nel dare il buon esempio.
Cosa accade in Cina. Inoltre non è esattamente vero che Cina e Stati Uniti non intendono impegnarsi. Pechino, che sicuramente non vede positivamente l'idea di sottostare a vincoli internazionali, non ha però escluso del tutto un'adesione al rinnovo del Protocollo di Kyoto (dal 2012 in poi) e al momento sta mercanteggiando per ottenere aiuti tecnologici dall'Occidente. Allo stesso tempo la Cina internamente sta portando avanti obiettivi ambiziosi quanto quelli dell'Ue (rinnovabili al 19% entro il 2020) e il risparmio energetico è divenuta una delle priorità di governo indicate dal Partito comunista.
Cosa accade negli Usa. Anche negli Usa le cose non sono così statiche come descritte da Berlusconi. Pochi in questi giorni hanno sottolineato che tra i provvedimenti inseriti nel piano di salvataggio del ministro del Tesoro Henry Paulson è stato inserito anche il rifinanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili. Inoltre, seppur tra contraddizioni e ambiguità, tanto Obama quanto McCain, hanno ammesso la necessità di regolamentare in maniera stringente le emissioni di anidride carbonica. Aperture dettate sia dal fatto che chiunque vinca la Casa Bianca dovrà vedersela sicuramente con una maggioranza democratica (un disegno di legge in proposito è già stato depositato), sia dal fatto che molti Stati stanno andando avanti per conto proprio. A fine settembre, ad esempio, si è svolta la prima asta organizzata da una coalizione di 10 stati del Nordest, la Regional Greenhouse Gas Initiative, per l'acquisto dei diritti d emissione. Un'iniziativa che si richiama all'Ets europeo." [repubblica.it]
Le conseguenze del riscaldamento globale sono terrificanti, e sono imminienti, alcuni effetti si posso gia' avvertire ora...
Per quale motivo intralciare il processo virtuoso di inquinare meno e utilizzare meglio le risorse attuali? Forse per favorire gli industriali che se ne sbattono del futuro e del nostro pianeta, ma guardano solo ai propri interessi ed al loro tornaconto economico? Cioè, ci stiamo giocando il futuro solo perche' i ricchi vogliono essere ancora più ricchi?
Riporto per intero un'articolo dove si spiegano bene i differenti punti di vista su questo problema.
"I COSTI
Per il governo. Secondo il governo adempiere agli obiettivi previsti dalla direttiva 20-20-20 costerebbe all'Italia una cifra compresa tra i 18 e i 25 miliardi l'anno, pari a circa l'1,14 del Pil. Dati che secondo Palazzo Chigi si desumono da valutazioni della stessa Unione Europea nei suoi studi preliminari. Risorse superiori a quelle chieste ad altri stati dell'Unione e che avrebbero l'effetto di frenare la ripresa economica nazionale. Posizione questa, in sintonia con quella di Confindustria, grande sponsor dell'indietro tutta nella lotta ai cambiamenti climatici.
Per l'Unione Europea. Secondo Bruxelles i conti vanno fatti però in maniera diversa. "La stima dei costi aggiuntivi - spiega il commissario all'Ambiente, il conservatore greco Stavros Dimas - secondo la Commissione, è pari infatti al massimo allo 0,66% del Pil. E questo dato prende in conto tutti gli elementi del pacchetto su clima ed energia: non solo gli obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra e per lo sviluppo delle rinnovabili, ma anche i 'meccanismi flessibili' che si possono utilizzare per raggiungerli".
Per gli ambientalisti. Gli ambientalisti insistono poi affinché parlando dell'agenda 20-20-20 il discorso venga allargato alle ricadute positive che il governo italiano sembra non voler contabilizzare. "Per l'Italia - spiega Edoardo Zanchini di Legambiente - l'Ue stima un risparmio di 7,6 miliardi l'anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l'inquinamento. I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l'anno. Questo senza contare i benefici di lungo termine sul piano dello sviluppo di un settore innovativo come quello delle rinnovabili e di crescita occupazionale".
Per gli industriali. Posizioni almeno in parte simili sono condivise anche da larghi settori dell'industria europea. Il Gruppo europeo dei dirigenti di impresa, che raggruppa i vertici di grandi società come Phillips, Shell, Tesco e Vodafone, ha inviato recentemente a ogni membro dell'Europarlamento una lettera in cui esprimeva il proprio favore nei confronti delle misure proposte. "Siamo dell'idea - si leggeva nella missiva - che i benefici di un intervento deciso e tempestivo sul cambiamento climatico siano superiori ai costi dell'inazione. Riconosciamo che le questioni legate alla competitività europea e le preoccupazioni europee riguardo alla recessione economica globale influenzeranno il dibattito, ma siamo certi che l'adozione di un pacchetto legislativo deciso ed efficace alla fine avrà effetto positivo sulle imprese europee".
I MECCANISMI FLESSIBILI
Secondo il governo. Altro tema di scontro tra Roma e l'Europa è il mercato delle emissioni di CO2 (Ets, Emission trading scheme). Si tratta in poche parole di una speciale "Borsa", la cui creazione era già prevista dal Protocollo di Kyoto, che permette agli operatori virtuosi (coloro che hanno ridotto le proprie emissioni) di vendere i tagli in eccesso alle imprese rimaste invece indietro. Un meccanismo che dovrebbe permettere di incentivare l'innovazione che migliora l'efficienza e il risparmio energetico. Secondo il presidente del Consiglio la compravendita di questi titoli assomiglia a un mercato dei derivati simile a quello dei mutui subprime e pertanto va assolutamente abbandonata.
Secondo l'Unione Europea. In questo caso da Bruxelles nessuno si è scomodato per rispondere in maniera diretta a Berlusconi, tanto il mercato delle emissioni (che gode anche della benedizione delle Nazioni Unite) è ritenuto uno strumento chiave. "Il commercio dei diritti di emissione - ha ricordato ancora il Commissario Dimas - consente alle industrie dell'Ue di scambiarsi le quote di CO2 assegnate loro, garantendo che le emissioni siano ridotte laddove è meno costoso farlo". Recentemente il meccanismo Ets è uscito tra l'altro rafforzato (anche se con delle modifiche sgradite agli ambientalisti) dal voto della Commissione Ambiente dell'Europarlamento.
USA E CINA
Secondo Berlusconi. Altro elemento portato dall'Italia a sostegno dello stop alla direttiva 20-20-20 è l'obiezione che l'Europa da sola non è in grado di ottenere nessun risultato di rilievo nel contrastare i cambiamenti climatici, mentre Stati Uniti e Cina continuano ad inquinare senza freni.
Secondo gli altri leader. Si tratta di un'affermazione vera solo in parte. I leader dell'Unione più impegnati nella lotta ambientale come Angela Merkel hanno presente il problema e non hanno esitato ad ammettere la questione, ma hanno più volte ribadito che il miglior modo per convincere i paesi emergenti recalcitranti (Cina, India e Brasile innanzitutto) è dimostrare che chi sino ad oggi ha fatto i danni maggiori (ovvero l'Occidente) sia credibile nel dare il buon esempio.
Cosa accade in Cina. Inoltre non è esattamente vero che Cina e Stati Uniti non intendono impegnarsi. Pechino, che sicuramente non vede positivamente l'idea di sottostare a vincoli internazionali, non ha però escluso del tutto un'adesione al rinnovo del Protocollo di Kyoto (dal 2012 in poi) e al momento sta mercanteggiando per ottenere aiuti tecnologici dall'Occidente. Allo stesso tempo la Cina internamente sta portando avanti obiettivi ambiziosi quanto quelli dell'Ue (rinnovabili al 19% entro il 2020) e il risparmio energetico è divenuta una delle priorità di governo indicate dal Partito comunista.
Cosa accade negli Usa. Anche negli Usa le cose non sono così statiche come descritte da Berlusconi. Pochi in questi giorni hanno sottolineato che tra i provvedimenti inseriti nel piano di salvataggio del ministro del Tesoro Henry Paulson è stato inserito anche il rifinanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili. Inoltre, seppur tra contraddizioni e ambiguità, tanto Obama quanto McCain, hanno ammesso la necessità di regolamentare in maniera stringente le emissioni di anidride carbonica. Aperture dettate sia dal fatto che chiunque vinca la Casa Bianca dovrà vedersela sicuramente con una maggioranza democratica (un disegno di legge in proposito è già stato depositato), sia dal fatto che molti Stati stanno andando avanti per conto proprio. A fine settembre, ad esempio, si è svolta la prima asta organizzata da una coalizione di 10 stati del Nordest, la Regional Greenhouse Gas Initiative, per l'acquisto dei diritti d emissione. Un'iniziativa che si richiama all'Ets europeo." [repubblica.it]
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L'italia (di Berlusconi) contro il protocollo di Kyoto...
"La richiesta italiana di avere più tempo per approfondire il tema dei costi sulla riduzione dell'anidride carbonica, è stata condivisa da altri 9 stati. Non c'è quindi nessun isolamento dell'Italia in Europa, ma solo la continuazione di un costume deteriore dell'opposizione e cioè quello di fare polemiche anche contro il proprio Paese". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi che reagisce alle polemiche nate dalla richiesta del governo di sospendere l'applicazione delle misure anti-inquinamento per i prossimi 12-15 mesi al fine di verificarne i costi. [repubblica.it]
Le conseguenze del riscaldamento globale sono terrificanti, e sono imminienti, alcuni effetti si posso gia' avvertire ora...
Per quale motivo intralciare il processo virtuoso di inquinare meno e utilizzare meglio le risorse attuali? Forse per favorire gli industriali che se ne sbattono del futuro e del nostro pianeta, ma guardano solo ai propri interessi ed al loro tornaconto economico? Cioè, ci stiamo giocando il futuro solo perche' i ricchi vogliono essere ancora più ricchi?
Riporto per intero un'articolo dove si spiegano bene i differenti punti di vista su questo problema.
"I COSTI
Per il governo. Secondo il governo adempiere agli obiettivi previsti dalla direttiva 20-20-20 costerebbe all'Italia una cifra compresa tra i 18 e i 25 miliardi l'anno, pari a circa l'1,14 del Pil. Dati che secondo Palazzo Chigi si desumono da valutazioni della stessa Unione Europea nei suoi studi preliminari. Risorse superiori a quelle chieste ad altri stati dell'Unione e che avrebbero l'effetto di frenare la ripresa economica nazionale. Posizione questa, in sintonia con quella di Confindustria, grande sponsor dell'indietro tutta nella lotta ai cambiamenti climatici.
Per l'Unione Europea. Secondo Bruxelles i conti vanno fatti però in maniera diversa. "La stima dei costi aggiuntivi - spiega il commissario all'Ambiente, il conservatore greco Stavros Dimas - secondo la Commissione, è pari infatti al massimo allo 0,66% del Pil. E questo dato prende in conto tutti gli elementi del pacchetto su clima ed energia: non solo gli obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra e per lo sviluppo delle rinnovabili, ma anche i 'meccanismi flessibili' che si possono utilizzare per raggiungerli".
Per gli ambientalisti. Gli ambientalisti insistono poi affinché parlando dell'agenda 20-20-20 il discorso venga allargato alle ricadute positive che il governo italiano sembra non voler contabilizzare. "Per l'Italia - spiega Edoardo Zanchini di Legambiente - l'Ue stima un risparmio di 7,6 miliardi l'anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l'inquinamento. I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l'anno. Questo senza contare i benefici di lungo termine sul piano dello sviluppo di un settore innovativo come quello delle rinnovabili e di crescita occupazionale".
Per gli industriali. Posizioni almeno in parte simili sono condivise anche da larghi settori dell'industria europea. Il Gruppo europeo dei dirigenti di impresa, che raggruppa i vertici di grandi società come Phillips, Shell, Tesco e Vodafone, ha inviato recentemente a ogni membro dell'Europarlamento una lettera in cui esprimeva il proprio favore nei confronti delle misure proposte. "Siamo dell'idea - si leggeva nella missiva - che i benefici di un intervento deciso e tempestivo sul cambiamento climatico siano superiori ai costi dell'inazione. Riconosciamo che le questioni legate alla competitività europea e le preoccupazioni europee riguardo alla recessione economica globale influenzeranno il dibattito, ma siamo certi che l'adozione di un pacchetto legislativo deciso ed efficace alla fine avrà effetto positivo sulle imprese europee".
I MECCANISMI FLESSIBILI
Secondo il governo. Altro tema di scontro tra Roma e l'Europa è il mercato delle emissioni di CO2 (Ets, Emission trading scheme). Si tratta in poche parole di una speciale "Borsa", la cui creazione era già prevista dal Protocollo di Kyoto, che permette agli operatori virtuosi (coloro che hanno ridotto le proprie emissioni) di vendere i tagli in eccesso alle imprese rimaste invece indietro. Un meccanismo che dovrebbe permettere di incentivare l'innovazione che migliora l'efficienza e il risparmio energetico. Secondo il presidente del Consiglio la compravendita di questi titoli assomiglia a un mercato dei derivati simile a quello dei mutui subprime e pertanto va assolutamente abbandonata.
Secondo l'Unione Europea. In questo caso da Bruxelles nessuno si è scomodato per rispondere in maniera diretta a Berlusconi, tanto il mercato delle emissioni (che gode anche della benedizione delle Nazioni Unite) è ritenuto uno strumento chiave. "Il commercio dei diritti di emissione - ha ricordato ancora il Commissario Dimas - consente alle industrie dell'Ue di scambiarsi le quote di CO2 assegnate loro, garantendo che le emissioni siano ridotte laddove è meno costoso farlo". Recentemente il meccanismo Ets è uscito tra l'altro rafforzato (anche se con delle modifiche sgradite agli ambientalisti) dal voto della Commissione Ambiente dell'Europarlamento.
USA E CINA
Secondo Berlusconi. Altro elemento portato dall'Italia a sostegno dello stop alla direttiva 20-20-20 è l'obiezione che l'Europa da sola non è in grado di ottenere nessun risultato di rilievo nel contrastare i cambiamenti climatici, mentre Stati Uniti e Cina continuano ad inquinare senza freni.
Secondo gli altri leader. Si tratta di un'affermazione vera solo in parte. I leader dell'Unione più impegnati nella lotta ambientale come Angela Merkel hanno presente il problema e non hanno esitato ad ammettere la questione, ma hanno più volte ribadito che il miglior modo per convincere i paesi emergenti recalcitranti (Cina, India e Brasile innanzitutto) è dimostrare che chi sino ad oggi ha fatto i danni maggiori (ovvero l'Occidente) sia credibile nel dare il buon esempio.
Cosa accade in Cina. Inoltre non è esattamente vero che Cina e Stati Uniti non intendono impegnarsi. Pechino, che sicuramente non vede positivamente l'idea di sottostare a vincoli internazionali, non ha però escluso del tutto un'adesione al rinnovo del Protocollo di Kyoto (dal 2012 in poi) e al momento sta mercanteggiando per ottenere aiuti tecnologici dall'Occidente. Allo stesso tempo la Cina internamente sta portando avanti obiettivi ambiziosi quanto quelli dell'Ue (rinnovabili al 19% entro il 2020) e il risparmio energetico è divenuta una delle priorità di governo indicate dal Partito comunista.
Cosa accade negli Usa. Anche negli Usa le cose non sono così statiche come descritte da Berlusconi. Pochi in questi giorni hanno sottolineato che tra i provvedimenti inseriti nel piano di salvataggio del ministro del Tesoro Henry Paulson è stato inserito anche il rifinanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili. Inoltre, seppur tra contraddizioni e ambiguità, tanto Obama quanto McCain, hanno ammesso la necessità di regolamentare in maniera stringente le emissioni di anidride carbonica. Aperture dettate sia dal fatto che chiunque vinca la Casa Bianca dovrà vedersela sicuramente con una maggioranza democratica (un disegno di legge in proposito è già stato depositato), sia dal fatto che molti Stati stanno andando avanti per conto proprio. A fine settembre, ad esempio, si è svolta la prima asta organizzata da una coalizione di 10 stati del Nordest, la Regional Greenhouse Gas Initiative, per l'acquisto dei diritti d emissione. Un'iniziativa che si richiama all'Ets europeo." [repubblica.it]
Le conseguenze del riscaldamento globale sono terrificanti, e sono imminienti, alcuni effetti si posso gia' avvertire ora...
Per quale motivo intralciare il processo virtuoso di inquinare meno e utilizzare meglio le risorse attuali? Forse per favorire gli industriali che se ne sbattono del futuro e del nostro pianeta, ma guardano solo ai propri interessi ed al loro tornaconto economico? Cioè, ci stiamo giocando il futuro solo perche' i ricchi vogliono essere ancora più ricchi?
Riporto per intero un'articolo dove si spiegano bene i differenti punti di vista su questo problema.
"I COSTI
Per il governo. Secondo il governo adempiere agli obiettivi previsti dalla direttiva 20-20-20 costerebbe all'Italia una cifra compresa tra i 18 e i 25 miliardi l'anno, pari a circa l'1,14 del Pil. Dati che secondo Palazzo Chigi si desumono da valutazioni della stessa Unione Europea nei suoi studi preliminari. Risorse superiori a quelle chieste ad altri stati dell'Unione e che avrebbero l'effetto di frenare la ripresa economica nazionale. Posizione questa, in sintonia con quella di Confindustria, grande sponsor dell'indietro tutta nella lotta ai cambiamenti climatici.
Per l'Unione Europea. Secondo Bruxelles i conti vanno fatti però in maniera diversa. "La stima dei costi aggiuntivi - spiega il commissario all'Ambiente, il conservatore greco Stavros Dimas - secondo la Commissione, è pari infatti al massimo allo 0,66% del Pil. E questo dato prende in conto tutti gli elementi del pacchetto su clima ed energia: non solo gli obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra e per lo sviluppo delle rinnovabili, ma anche i 'meccanismi flessibili' che si possono utilizzare per raggiungerli".
Per gli ambientalisti. Gli ambientalisti insistono poi affinché parlando dell'agenda 20-20-20 il discorso venga allargato alle ricadute positive che il governo italiano sembra non voler contabilizzare. "Per l'Italia - spiega Edoardo Zanchini di Legambiente - l'Ue stima un risparmio di 7,6 miliardi l'anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l'inquinamento. I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l'anno. Questo senza contare i benefici di lungo termine sul piano dello sviluppo di un settore innovativo come quello delle rinnovabili e di crescita occupazionale".
Per gli industriali. Posizioni almeno in parte simili sono condivise anche da larghi settori dell'industria europea. Il Gruppo europeo dei dirigenti di impresa, che raggruppa i vertici di grandi società come Phillips, Shell, Tesco e Vodafone, ha inviato recentemente a ogni membro dell'Europarlamento una lettera in cui esprimeva il proprio favore nei confronti delle misure proposte. "Siamo dell'idea - si leggeva nella missiva - che i benefici di un intervento deciso e tempestivo sul cambiamento climatico siano superiori ai costi dell'inazione. Riconosciamo che le questioni legate alla competitività europea e le preoccupazioni europee riguardo alla recessione economica globale influenzeranno il dibattito, ma siamo certi che l'adozione di un pacchetto legislativo deciso ed efficace alla fine avrà effetto positivo sulle imprese europee".
I MECCANISMI FLESSIBILI
Secondo il governo. Altro tema di scontro tra Roma e l'Europa è il mercato delle emissioni di CO2 (Ets, Emission trading scheme). Si tratta in poche parole di una speciale "Borsa", la cui creazione era già prevista dal Protocollo di Kyoto, che permette agli operatori virtuosi (coloro che hanno ridotto le proprie emissioni) di vendere i tagli in eccesso alle imprese rimaste invece indietro. Un meccanismo che dovrebbe permettere di incentivare l'innovazione che migliora l'efficienza e il risparmio energetico. Secondo il presidente del Consiglio la compravendita di questi titoli assomiglia a un mercato dei derivati simile a quello dei mutui subprime e pertanto va assolutamente abbandonata.
Secondo l'Unione Europea. In questo caso da Bruxelles nessuno si è scomodato per rispondere in maniera diretta a Berlusconi, tanto il mercato delle emissioni (che gode anche della benedizione delle Nazioni Unite) è ritenuto uno strumento chiave. "Il commercio dei diritti di emissione - ha ricordato ancora il Commissario Dimas - consente alle industrie dell'Ue di scambiarsi le quote di CO2 assegnate loro, garantendo che le emissioni siano ridotte laddove è meno costoso farlo". Recentemente il meccanismo Ets è uscito tra l'altro rafforzato (anche se con delle modifiche sgradite agli ambientalisti) dal voto della Commissione Ambiente dell'Europarlamento.
USA E CINA
Secondo Berlusconi. Altro elemento portato dall'Italia a sostegno dello stop alla direttiva 20-20-20 è l'obiezione che l'Europa da sola non è in grado di ottenere nessun risultato di rilievo nel contrastare i cambiamenti climatici, mentre Stati Uniti e Cina continuano ad inquinare senza freni.
Secondo gli altri leader. Si tratta di un'affermazione vera solo in parte. I leader dell'Unione più impegnati nella lotta ambientale come Angela Merkel hanno presente il problema e non hanno esitato ad ammettere la questione, ma hanno più volte ribadito che il miglior modo per convincere i paesi emergenti recalcitranti (Cina, India e Brasile innanzitutto) è dimostrare che chi sino ad oggi ha fatto i danni maggiori (ovvero l'Occidente) sia credibile nel dare il buon esempio.
Cosa accade in Cina. Inoltre non è esattamente vero che Cina e Stati Uniti non intendono impegnarsi. Pechino, che sicuramente non vede positivamente l'idea di sottostare a vincoli internazionali, non ha però escluso del tutto un'adesione al rinnovo del Protocollo di Kyoto (dal 2012 in poi) e al momento sta mercanteggiando per ottenere aiuti tecnologici dall'Occidente. Allo stesso tempo la Cina internamente sta portando avanti obiettivi ambiziosi quanto quelli dell'Ue (rinnovabili al 19% entro il 2020) e il risparmio energetico è divenuta una delle priorità di governo indicate dal Partito comunista.
Cosa accade negli Usa. Anche negli Usa le cose non sono così statiche come descritte da Berlusconi. Pochi in questi giorni hanno sottolineato che tra i provvedimenti inseriti nel piano di salvataggio del ministro del Tesoro Henry Paulson è stato inserito anche il rifinanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili. Inoltre, seppur tra contraddizioni e ambiguità, tanto Obama quanto McCain, hanno ammesso la necessità di regolamentare in maniera stringente le emissioni di anidride carbonica. Aperture dettate sia dal fatto che chiunque vinca la Casa Bianca dovrà vedersela sicuramente con una maggioranza democratica (un disegno di legge in proposito è già stato depositato), sia dal fatto che molti Stati stanno andando avanti per conto proprio. A fine settembre, ad esempio, si è svolta la prima asta organizzata da una coalizione di 10 stati del Nordest, la Regional Greenhouse Gas Initiative, per l'acquisto dei diritti d emissione. Un'iniziativa che si richiama all'Ets europeo." [repubblica.it]
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Sforza Italia
lunedì 13 ottobre 2008
Ecco perchè non mi piace il calcio e tutto quello che gli gira attorno.
Il ministro condanna il comportamento dei tifosi: "Chiedere scusa alla Bulgaria", Il direttore dell'Osservatorio Viminale: "Cori per il Duce e saluto romano lì non sono reato"
Tre ultrà azzurri fermati a Sofia, La Russa: "Vergogna i cori fascisti"
Tutti rilasciati in serata. Maroni: "Saranno sottoposti a Daspo"
Lippi: "E' la prima volta e non deve accadere mai più"
SOFIA - Il mondo politico e quello sportivo condannano la notte brava degli ultrà italiani che, a Sofia, in occasione della partita di qualificazione mondiale della Nazionale contro la Bulgaria, hanno dato vita tra l'altro a marce e cori di ispirazione fascista. "Una vergogna quei cori e un gesto inqualificabile l'aver bruciato la bandiera bulgara" dichiara il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Bisognerebbe chiedere scusa alla Bulgaria. Se fossi stato lì mi sarei vergognato. Non c'è nessuna giustificazione storico-politica per questa gente, sono solo maldestre esibizioni muscolari", continua l'esponente di An, al quale poi il suo ex compagno di partito Francesco Storace ricorda che "quei cori sono simili a quelli che intonava anche lui da giovane".
Nel tardo pomeriggio arriva la presa di posizione del ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Quando torneranno in Italia saranno sottoposti a provvedimenti amministrativi di sospensione dalla partecipazione ad avvenimenti sportivi, il Daspo, perché non ci si può comportare così né dentro né fuori gli stadi".
Gesti inqualificabili e parole dure, con qualche eccezione. Di diverso tenore sono infatti le considerazioni di Domenico Mazzilli, da poche settimane direttore dell'Osservatorio del Viminale sulla sicurezza delle manifestazioni sportive, che non condanna il comportamento dei centocinquanta ultrà italiani: "I cori 'Duce-Duce' e il braccio teso durante l'inno di Mameli? In Bulgaria non è reato... Io non faccio il sociologo - aggiunge - i reati vanno attribuiti nel Paese in cui avvengono. Fino adesso questo gruppo era rimasto in riga, ora vedremo bene cosa è successo e valuteremo per il futuro. Ma parliamo anche dei fischi all'inno di Mameli: anche quelli non sono reato, ma se mi permettete non sono educazione...".
Intanto la polizia bulgara ha identificato e trattenuto per tutto il giorno tre tifosi italiani ritenuti responsabili di aver dato fuoco alla bandiera bulgara all'inizio della partita. Dopo aver visionato i filmati, in cui si vede appiccare il fuoco al vessillo bulgaro sugli spalti dello stadio di Sofia, gli inquirenti hanno rilasciato i tre giovani, tutti originari del nord Italia: si tratta di A.P. 28 anni, indagato e solo in serata divenuto "persona informata dei fatti", e poi V.F., 21 anni, ed E.B. 27 anni, le cui posizioni, come sottolinea l'avvocato Giovanni Adami, sin da stamattina erano state derubricate a quella di testimoni. I tre sono stati rilasciati in serata. "I miei tre assistiti sono stati rilasciati questa sera - ha spiegato il legale, che e' anche componente del gruppo Ultrà Italia - anche per il terzo ragazzo, il pm bulgaro ha derubricato la posizione da indagato a persona informata dei fatti. Il giudice ha riconosciuto che non c'erano prove, l'inchiesta prosegue contro ignoti".
L'ambasciata italiana segue il caso. Nello stesso frangente, secondo quanto si è appreso, i tifosi della Bulgaria avevano dato alle fiamme uno striscione con il tricolore sottratto ai supporter italiani.
Quanto accaduto a Sofia ha suscitato reazioni di condanna anche nel mondo sportivo. "Anche se ieri io mi sono accorto solo dei fischi all'inno di Mameli - dice il ct azzurro Marcello Lippi - ho letto oggi cosa è successo. E' la prima volta e non deve accadere più. Non voglio dire altro, anche perché di queste cose devono parlare le persone che se ne occupano".
"E' la prima volta che la Nazionale vive una serata così, e lo dice uno che è in azzurro dal 1963" commenta con amarezza Gigi Riva. "Noi non abbiamo bisogno di tifosi così - ha aggiunto il capo delegazione azzurro - anche perché non siamo come loro. Insomma, condanniamo quello che è successo. Arrivare lì allo stadio e vedere che nell'angolino della curva riservato agli italiani succede questo non è certo bello. Tra l'altro, hanno incattivito la partita". Riva, però, propone di staccare la spina: "Io sono per non parlarne, questa gente non va presa in considerazione anche perché cerca pubblicità. E poi i veri tifosi della Nazionale sono persone perbene e sono tanti milioni".
"E' una vergogna del calcio, anzi dello sport italiano, ma non la caratterizzerei in maniera politica" ha commentato Rocco Crimi, sottosegretario con delega allo Sport, criticando il comportamento dei tifosi ma definendo "irrilevante" la connotazione politica. "Perché la verità è che ci sono tifosi violenti di destra, di centro e di sinistra che cercano solo di sfruttare la ribalta mediatica del calcio. Occorre isolarli - ha concluso Crimi - e il ministro dell'Interno sta facendo il massimo. Ma il problema non è semplice anche perché stiamo svuotando gli stadi e la conseguenza è anche in uno spettacolo privato di parte del suo fascino".
Marco Minniti, ministro dell'Interno nel governo ombra del Pd, ha denunciato la "comparsa degli ultrà fascisti per la prima volta al seguito della nazionale". "Gli ultrà che fanno i saluti romani, che agitano svastiche e innalzano grida fasciste: quello che è successo in Bulgaria è gravissimo e allarmante e rappresenta un colpo duro all'immagine stessa dell'Italia - ha commentato - E' necessario che ci sia una risposta esemplare. E' necessario che i responsabili, gruppetti ben conosciuti, vengano identificati e duramente puniti con la collaborazione della Federazione gioco calcio e con l'impegno delle forze dell'ordine". (12 ottobre 2008) [REPUBBLICA.IT]
I violenti della notte di Sofia erano stati segnalati come "organici a formazioni di estrema destra"
Quei filo-nazi partiti dal Nordest che dal 2003 assediano la Nazionale di CARLO BONINI
ROMA - I cinque di Sofia, tra arrestati e "trattenuti come testimoni", non arrivano a trent'anni. Ventisette il più giovane, ventinove il più vecchio. Vivono a Milano, Treviso, Como, Lucca, Napoli. Almeno due di loro negli archivi della nostra polizia di Prevenzione erano già finiti. Non per fatti di stadio, ma perché "segnalati come organici a formazioni di estrema destra". Due profili che - a dire di fonti diverse del Dipartimento di Pubblica sicurezza - sembrano redatti con carta copiativa. "Neri da Curva". Prodotti del vivaio dell'odio e dell'intolleranza. Che ormai - soltanto a voler stare al rapporto presentato nel maggio scorso al Parlamento dal nostro Servizio interno (Aisi) - monopolizza da destra 63 delle 98 sigle in cui si articola la geografia ultras nel nostro Paese.
Eppure, nel palazzo del pallone, nelle sue periferie (l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive) e in almeno una delle componenti di governo (Alleanza nazionale), in molti, "indignati", cadono (o fingono di cadere) dal pero. Come se la notte bulgara avesse rivelato una maligna metastasi di cui si ignorava l'esistenza. Come se "Ultras Italia" fosse un nuovo brand d'esportazione venuto alla luce per partenogenesi in qualche ignoto interstizio della nostra provincia nera. Insomma, il solito "cesto di mele marce".
Non è così.
Le "pezze" con cui "Ultras Italia" annuncia negli stadi italiani ed europei la propria nascita portano la data del 2002-2003. E non è difficile riconoscerle. Sono stoffe tricolori appese alle gradinate, in cui è impresso con caratteri tipografici del Ventennio il nome della città che ne fa mostra come "testimonianza di italianità". Si comincia con Verona, Udine, Padova, Trieste, che è poi il quadrilatero nero in cui il grumo si addensa, si manifesta e trova al suo interno ragioni sufficienti a un lavoro di proselitismo.
"In quella fase - racconta un qualificato funzionario di Polizia che da anni fa parte delle 'squadre tifo' che seguono la nostra nazionale - contavamo non più di una cinquantina di elementi. Per lo più del nord-est, che scommettevano sulla possibilità di creare una struttura agile, visibile e in grado di affermare una raggiunta egemonia politica di destra nelle curve del Paese".
Del resto, il Triveneto non è luogo geograficamente neutro. Il "Fronte Veneto Skin" e "Forza Nuova" sono la ruota dentata xenofoba in cui si incastra una nuova geografia politica e sociale, di cui, ogni domenica, le curve sono lo specchio. A Verona, dopo lo scioglimento delle "Brigate Gialloblù", i nuovi padroni sono i neri di "Verona front" e "Gioventù scaligera". A Trieste, gli "Ultras Triestina" si imbandierano nei vessilli imperiali austro-ungarici. A Udine, gli "Hooligans Teddy Boys" e i "Nord Kaos" maneggiano ciarpame neonazista non diverso da quello degli "Hell's Angel Ghetto" di Padova.
Il palcoscenico della Nazionale offre agli occhi di questo laboratorio nero tre indubbi pregi. E' vergine, perché non ingombro in tutta la sua storia di sigle ultras. E' mediaticamente sovraesposto. Si presta magnificamente alla semplificazione delle parole d'ordine e dei simboli con cui la destra xenofoba declina la sua "italianità".
L'inno di Mameli intonato con il saluto romano, i bomber neri, le teste rasate, le croci celtiche, l'aquila nazista, le ss runiche sono già a Stoccarda e Varsavia nel 2003 ad accompagnare la nostra Nazionale. Affacciano, ignorate dallo sguardo televisivo, in Portogallo, agli Europei del 2004. Fino a quando non si manifestano con violenza, a Palermo, nel 2005, durante un'Italia-Slovenia.
Gli "Ultras Italia" caricano gli sloveni a cinghiate al grido di "Tito Boia" e le "pezze" che di lì in avanti si trascinano dietro non parlano più soltanto il dialetto veneto. Si sono unite alla nuova giostra "Como", "Busto Arsizio", "Ravenna", "Napoli", "Reggio Calabria", "Torre del Greco", "Latina", "Castelli Romani", "Angri", "Nocera Superiore". I cinquanta degli inizi non sono più tali (a Sofia, sabato, se conteranno 144. A Larnaca, il 6 settembre scorso, erano in 150). Segnalando così come il "progetto", seguendo una geografia dell'appartenenza politica, non soltanto abbia superato la linea gotica, ma sia riuscito nell'obiettivo di far coesistere grazie al suo collante squisitamente nero, tifoserie altrimenti divise da odi sanguinosi (come la veronese e la napoletana).
Ma al di fuori degli addetti, i fatti di Palermo non sembrano inquietare nessuno. Neanche quando - sono i primi mesi del 2006 - una delegazione di "Ultras Italia" partecipa in Austria ad un raduno a Braunau (città natale di Hitler), dove la feccia neonazista d'Europa (inglesi, spagnoli, francesi, tedeschi) si incontra per pianificare un Mondiale di Germania violento. "Ultras Italia" può tranquillamente continuare a far mostra delle sue "pezze" negli stadi del Mondiale e, nei due anni successivi, in quelli delle qualificazioni per gli Europei. Il saluto romano, per dirne una, allieta anche l'inno di Mameli intonato il 22 giugno di quest'anno a Vienna, dove l'Italia gioca la sua semifinale con la Spagna. Tranne gli osservatori della nostra polizia, nessuno, a quanto pare, vede o vuole vedere.
Il senso comune liquida la faccenda come "folclore". Lo stesso che fa dire, oggi, al nuovo direttore dell'Osservatorio, Domenico Mazzilli (significativamente questore di Trieste fino a tre mesi fa) che, in fondo, ""Duce-Duce" a Sofia non è reato". Che convince Giovanni Adami, 36 anni, avvocato di Udine, legale dei 5 fermati, tra i sostenitori del progetto "Ultras Italia", a pronunciare su questa storia una parola "definitiva": "La verità è che gli aggrediti siamo noi, gli italiani".(13 ottobre 2008) [REPUBBLICA.IT]
Che schifo, uno sport, un gioco, un passatempo, un momento di aggregazione e divertimento, oramai in mano a degli idioti che si si fregiano di simboli e contenuti di cui non sanno nulla. Una volta le famiglie andavano a fare il picnic in curva, con panini e vino, con i bambini festanti e sorridenti. Ora gli stadi di calcio sono posti spaventosi e terrificamti. A questo punto che senso ha ancora il calcio, se non è più divertimento, ma politica e violenza? Perchè gli sponsor continuano a versare soldi nel calcio? Perchè i mezzi di comunicazione continuano a parlare solo di calcio? Perchè gli italiani continuano a seguire il calcio?
Tre ultrà azzurri fermati a Sofia, La Russa: "Vergogna i cori fascisti"
Tutti rilasciati in serata. Maroni: "Saranno sottoposti a Daspo"
Lippi: "E' la prima volta e non deve accadere mai più"
SOFIA - Il mondo politico e quello sportivo condannano la notte brava degli ultrà italiani che, a Sofia, in occasione della partita di qualificazione mondiale della Nazionale contro la Bulgaria, hanno dato vita tra l'altro a marce e cori di ispirazione fascista. "Una vergogna quei cori e un gesto inqualificabile l'aver bruciato la bandiera bulgara" dichiara il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Bisognerebbe chiedere scusa alla Bulgaria. Se fossi stato lì mi sarei vergognato. Non c'è nessuna giustificazione storico-politica per questa gente, sono solo maldestre esibizioni muscolari", continua l'esponente di An, al quale poi il suo ex compagno di partito Francesco Storace ricorda che "quei cori sono simili a quelli che intonava anche lui da giovane".
Nel tardo pomeriggio arriva la presa di posizione del ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Quando torneranno in Italia saranno sottoposti a provvedimenti amministrativi di sospensione dalla partecipazione ad avvenimenti sportivi, il Daspo, perché non ci si può comportare così né dentro né fuori gli stadi".
Gesti inqualificabili e parole dure, con qualche eccezione. Di diverso tenore sono infatti le considerazioni di Domenico Mazzilli, da poche settimane direttore dell'Osservatorio del Viminale sulla sicurezza delle manifestazioni sportive, che non condanna il comportamento dei centocinquanta ultrà italiani: "I cori 'Duce-Duce' e il braccio teso durante l'inno di Mameli? In Bulgaria non è reato... Io non faccio il sociologo - aggiunge - i reati vanno attribuiti nel Paese in cui avvengono. Fino adesso questo gruppo era rimasto in riga, ora vedremo bene cosa è successo e valuteremo per il futuro. Ma parliamo anche dei fischi all'inno di Mameli: anche quelli non sono reato, ma se mi permettete non sono educazione...".
Intanto la polizia bulgara ha identificato e trattenuto per tutto il giorno tre tifosi italiani ritenuti responsabili di aver dato fuoco alla bandiera bulgara all'inizio della partita. Dopo aver visionato i filmati, in cui si vede appiccare il fuoco al vessillo bulgaro sugli spalti dello stadio di Sofia, gli inquirenti hanno rilasciato i tre giovani, tutti originari del nord Italia: si tratta di A.P. 28 anni, indagato e solo in serata divenuto "persona informata dei fatti", e poi V.F., 21 anni, ed E.B. 27 anni, le cui posizioni, come sottolinea l'avvocato Giovanni Adami, sin da stamattina erano state derubricate a quella di testimoni. I tre sono stati rilasciati in serata. "I miei tre assistiti sono stati rilasciati questa sera - ha spiegato il legale, che e' anche componente del gruppo Ultrà Italia - anche per il terzo ragazzo, il pm bulgaro ha derubricato la posizione da indagato a persona informata dei fatti. Il giudice ha riconosciuto che non c'erano prove, l'inchiesta prosegue contro ignoti".
L'ambasciata italiana segue il caso. Nello stesso frangente, secondo quanto si è appreso, i tifosi della Bulgaria avevano dato alle fiamme uno striscione con il tricolore sottratto ai supporter italiani.
Quanto accaduto a Sofia ha suscitato reazioni di condanna anche nel mondo sportivo. "Anche se ieri io mi sono accorto solo dei fischi all'inno di Mameli - dice il ct azzurro Marcello Lippi - ho letto oggi cosa è successo. E' la prima volta e non deve accadere più. Non voglio dire altro, anche perché di queste cose devono parlare le persone che se ne occupano".
"E' la prima volta che la Nazionale vive una serata così, e lo dice uno che è in azzurro dal 1963" commenta con amarezza Gigi Riva. "Noi non abbiamo bisogno di tifosi così - ha aggiunto il capo delegazione azzurro - anche perché non siamo come loro. Insomma, condanniamo quello che è successo. Arrivare lì allo stadio e vedere che nell'angolino della curva riservato agli italiani succede questo non è certo bello. Tra l'altro, hanno incattivito la partita". Riva, però, propone di staccare la spina: "Io sono per non parlarne, questa gente non va presa in considerazione anche perché cerca pubblicità. E poi i veri tifosi della Nazionale sono persone perbene e sono tanti milioni".
"E' una vergogna del calcio, anzi dello sport italiano, ma non la caratterizzerei in maniera politica" ha commentato Rocco Crimi, sottosegretario con delega allo Sport, criticando il comportamento dei tifosi ma definendo "irrilevante" la connotazione politica. "Perché la verità è che ci sono tifosi violenti di destra, di centro e di sinistra che cercano solo di sfruttare la ribalta mediatica del calcio. Occorre isolarli - ha concluso Crimi - e il ministro dell'Interno sta facendo il massimo. Ma il problema non è semplice anche perché stiamo svuotando gli stadi e la conseguenza è anche in uno spettacolo privato di parte del suo fascino".
Marco Minniti, ministro dell'Interno nel governo ombra del Pd, ha denunciato la "comparsa degli ultrà fascisti per la prima volta al seguito della nazionale". "Gli ultrà che fanno i saluti romani, che agitano svastiche e innalzano grida fasciste: quello che è successo in Bulgaria è gravissimo e allarmante e rappresenta un colpo duro all'immagine stessa dell'Italia - ha commentato - E' necessario che ci sia una risposta esemplare. E' necessario che i responsabili, gruppetti ben conosciuti, vengano identificati e duramente puniti con la collaborazione della Federazione gioco calcio e con l'impegno delle forze dell'ordine". (12 ottobre 2008) [REPUBBLICA.IT]
I violenti della notte di Sofia erano stati segnalati come "organici a formazioni di estrema destra"
Quei filo-nazi partiti dal Nordest che dal 2003 assediano la Nazionale di CARLO BONINI
ROMA - I cinque di Sofia, tra arrestati e "trattenuti come testimoni", non arrivano a trent'anni. Ventisette il più giovane, ventinove il più vecchio. Vivono a Milano, Treviso, Como, Lucca, Napoli. Almeno due di loro negli archivi della nostra polizia di Prevenzione erano già finiti. Non per fatti di stadio, ma perché "segnalati come organici a formazioni di estrema destra". Due profili che - a dire di fonti diverse del Dipartimento di Pubblica sicurezza - sembrano redatti con carta copiativa. "Neri da Curva". Prodotti del vivaio dell'odio e dell'intolleranza. Che ormai - soltanto a voler stare al rapporto presentato nel maggio scorso al Parlamento dal nostro Servizio interno (Aisi) - monopolizza da destra 63 delle 98 sigle in cui si articola la geografia ultras nel nostro Paese.
Eppure, nel palazzo del pallone, nelle sue periferie (l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive) e in almeno una delle componenti di governo (Alleanza nazionale), in molti, "indignati", cadono (o fingono di cadere) dal pero. Come se la notte bulgara avesse rivelato una maligna metastasi di cui si ignorava l'esistenza. Come se "Ultras Italia" fosse un nuovo brand d'esportazione venuto alla luce per partenogenesi in qualche ignoto interstizio della nostra provincia nera. Insomma, il solito "cesto di mele marce".
Non è così.
Le "pezze" con cui "Ultras Italia" annuncia negli stadi italiani ed europei la propria nascita portano la data del 2002-2003. E non è difficile riconoscerle. Sono stoffe tricolori appese alle gradinate, in cui è impresso con caratteri tipografici del Ventennio il nome della città che ne fa mostra come "testimonianza di italianità". Si comincia con Verona, Udine, Padova, Trieste, che è poi il quadrilatero nero in cui il grumo si addensa, si manifesta e trova al suo interno ragioni sufficienti a un lavoro di proselitismo.
"In quella fase - racconta un qualificato funzionario di Polizia che da anni fa parte delle 'squadre tifo' che seguono la nostra nazionale - contavamo non più di una cinquantina di elementi. Per lo più del nord-est, che scommettevano sulla possibilità di creare una struttura agile, visibile e in grado di affermare una raggiunta egemonia politica di destra nelle curve del Paese".
Del resto, il Triveneto non è luogo geograficamente neutro. Il "Fronte Veneto Skin" e "Forza Nuova" sono la ruota dentata xenofoba in cui si incastra una nuova geografia politica e sociale, di cui, ogni domenica, le curve sono lo specchio. A Verona, dopo lo scioglimento delle "Brigate Gialloblù", i nuovi padroni sono i neri di "Verona front" e "Gioventù scaligera". A Trieste, gli "Ultras Triestina" si imbandierano nei vessilli imperiali austro-ungarici. A Udine, gli "Hooligans Teddy Boys" e i "Nord Kaos" maneggiano ciarpame neonazista non diverso da quello degli "Hell's Angel Ghetto" di Padova.
Il palcoscenico della Nazionale offre agli occhi di questo laboratorio nero tre indubbi pregi. E' vergine, perché non ingombro in tutta la sua storia di sigle ultras. E' mediaticamente sovraesposto. Si presta magnificamente alla semplificazione delle parole d'ordine e dei simboli con cui la destra xenofoba declina la sua "italianità".
L'inno di Mameli intonato con il saluto romano, i bomber neri, le teste rasate, le croci celtiche, l'aquila nazista, le ss runiche sono già a Stoccarda e Varsavia nel 2003 ad accompagnare la nostra Nazionale. Affacciano, ignorate dallo sguardo televisivo, in Portogallo, agli Europei del 2004. Fino a quando non si manifestano con violenza, a Palermo, nel 2005, durante un'Italia-Slovenia.
Gli "Ultras Italia" caricano gli sloveni a cinghiate al grido di "Tito Boia" e le "pezze" che di lì in avanti si trascinano dietro non parlano più soltanto il dialetto veneto. Si sono unite alla nuova giostra "Como", "Busto Arsizio", "Ravenna", "Napoli", "Reggio Calabria", "Torre del Greco", "Latina", "Castelli Romani", "Angri", "Nocera Superiore". I cinquanta degli inizi non sono più tali (a Sofia, sabato, se conteranno 144. A Larnaca, il 6 settembre scorso, erano in 150). Segnalando così come il "progetto", seguendo una geografia dell'appartenenza politica, non soltanto abbia superato la linea gotica, ma sia riuscito nell'obiettivo di far coesistere grazie al suo collante squisitamente nero, tifoserie altrimenti divise da odi sanguinosi (come la veronese e la napoletana).
Ma al di fuori degli addetti, i fatti di Palermo non sembrano inquietare nessuno. Neanche quando - sono i primi mesi del 2006 - una delegazione di "Ultras Italia" partecipa in Austria ad un raduno a Braunau (città natale di Hitler), dove la feccia neonazista d'Europa (inglesi, spagnoli, francesi, tedeschi) si incontra per pianificare un Mondiale di Germania violento. "Ultras Italia" può tranquillamente continuare a far mostra delle sue "pezze" negli stadi del Mondiale e, nei due anni successivi, in quelli delle qualificazioni per gli Europei. Il saluto romano, per dirne una, allieta anche l'inno di Mameli intonato il 22 giugno di quest'anno a Vienna, dove l'Italia gioca la sua semifinale con la Spagna. Tranne gli osservatori della nostra polizia, nessuno, a quanto pare, vede o vuole vedere.
Il senso comune liquida la faccenda come "folclore". Lo stesso che fa dire, oggi, al nuovo direttore dell'Osservatorio, Domenico Mazzilli (significativamente questore di Trieste fino a tre mesi fa) che, in fondo, ""Duce-Duce" a Sofia non è reato". Che convince Giovanni Adami, 36 anni, avvocato di Udine, legale dei 5 fermati, tra i sostenitori del progetto "Ultras Italia", a pronunciare su questa storia una parola "definitiva": "La verità è che gli aggrediti siamo noi, gli italiani".(13 ottobre 2008) [REPUBBLICA.IT]
Che schifo, uno sport, un gioco, un passatempo, un momento di aggregazione e divertimento, oramai in mano a degli idioti che si si fregiano di simboli e contenuti di cui non sanno nulla. Una volta le famiglie andavano a fare il picnic in curva, con panini e vino, con i bambini festanti e sorridenti. Ora gli stadi di calcio sono posti spaventosi e terrificamti. A questo punto che senso ha ancora il calcio, se non è più divertimento, ma politica e violenza? Perchè gli sponsor continuano a versare soldi nel calcio? Perchè i mezzi di comunicazione continuano a parlare solo di calcio? Perchè gli italiani continuano a seguire il calcio?
Ecco perchè non mi piace il calcio e tutto quello che gli gira attorno.
Il ministro condanna il comportamento dei tifosi: "Chiedere scusa alla Bulgaria", Il direttore dell'Osservatorio Viminale: "Cori per il Duce e saluto romano lì non sono reato"
Tre ultrà azzurri fermati a Sofia, La Russa: "Vergogna i cori fascisti"
Tutti rilasciati in serata. Maroni: "Saranno sottoposti a Daspo"
Lippi: "E' la prima volta e non deve accadere mai più"
SOFIA - Il mondo politico e quello sportivo condannano la notte brava degli ultrà italiani che, a Sofia, in occasione della partita di qualificazione mondiale della Nazionale contro la Bulgaria, hanno dato vita tra l'altro a marce e cori di ispirazione fascista. "Una vergogna quei cori e un gesto inqualificabile l'aver bruciato la bandiera bulgara" dichiara il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Bisognerebbe chiedere scusa alla Bulgaria. Se fossi stato lì mi sarei vergognato. Non c'è nessuna giustificazione storico-politica per questa gente, sono solo maldestre esibizioni muscolari", continua l'esponente di An, al quale poi il suo ex compagno di partito Francesco Storace ricorda che "quei cori sono simili a quelli che intonava anche lui da giovane".
Nel tardo pomeriggio arriva la presa di posizione del ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Quando torneranno in Italia saranno sottoposti a provvedimenti amministrativi di sospensione dalla partecipazione ad avvenimenti sportivi, il Daspo, perché non ci si può comportare così né dentro né fuori gli stadi".
Gesti inqualificabili e parole dure, con qualche eccezione. Di diverso tenore sono infatti le considerazioni di Domenico Mazzilli, da poche settimane direttore dell'Osservatorio del Viminale sulla sicurezza delle manifestazioni sportive, che non condanna il comportamento dei centocinquanta ultrà italiani: "I cori 'Duce-Duce' e il braccio teso durante l'inno di Mameli? In Bulgaria non è reato... Io non faccio il sociologo - aggiunge - i reati vanno attribuiti nel Paese in cui avvengono. Fino adesso questo gruppo era rimasto in riga, ora vedremo bene cosa è successo e valuteremo per il futuro. Ma parliamo anche dei fischi all'inno di Mameli: anche quelli non sono reato, ma se mi permettete non sono educazione...".
Intanto la polizia bulgara ha identificato e trattenuto per tutto il giorno tre tifosi italiani ritenuti responsabili di aver dato fuoco alla bandiera bulgara all'inizio della partita. Dopo aver visionato i filmati, in cui si vede appiccare il fuoco al vessillo bulgaro sugli spalti dello stadio di Sofia, gli inquirenti hanno rilasciato i tre giovani, tutti originari del nord Italia: si tratta di A.P. 28 anni, indagato e solo in serata divenuto "persona informata dei fatti", e poi V.F., 21 anni, ed E.B. 27 anni, le cui posizioni, come sottolinea l'avvocato Giovanni Adami, sin da stamattina erano state derubricate a quella di testimoni. I tre sono stati rilasciati in serata. "I miei tre assistiti sono stati rilasciati questa sera - ha spiegato il legale, che e' anche componente del gruppo Ultrà Italia - anche per il terzo ragazzo, il pm bulgaro ha derubricato la posizione da indagato a persona informata dei fatti. Il giudice ha riconosciuto che non c'erano prove, l'inchiesta prosegue contro ignoti".
L'ambasciata italiana segue il caso. Nello stesso frangente, secondo quanto si è appreso, i tifosi della Bulgaria avevano dato alle fiamme uno striscione con il tricolore sottratto ai supporter italiani.
Quanto accaduto a Sofia ha suscitato reazioni di condanna anche nel mondo sportivo. "Anche se ieri io mi sono accorto solo dei fischi all'inno di Mameli - dice il ct azzurro Marcello Lippi - ho letto oggi cosa è successo. E' la prima volta e non deve accadere più. Non voglio dire altro, anche perché di queste cose devono parlare le persone che se ne occupano".
"E' la prima volta che la Nazionale vive una serata così, e lo dice uno che è in azzurro dal 1963" commenta con amarezza Gigi Riva. "Noi non abbiamo bisogno di tifosi così - ha aggiunto il capo delegazione azzurro - anche perché non siamo come loro. Insomma, condanniamo quello che è successo. Arrivare lì allo stadio e vedere che nell'angolino della curva riservato agli italiani succede questo non è certo bello. Tra l'altro, hanno incattivito la partita". Riva, però, propone di staccare la spina: "Io sono per non parlarne, questa gente non va presa in considerazione anche perché cerca pubblicità. E poi i veri tifosi della Nazionale sono persone perbene e sono tanti milioni".
"E' una vergogna del calcio, anzi dello sport italiano, ma non la caratterizzerei in maniera politica" ha commentato Rocco Crimi, sottosegretario con delega allo Sport, criticando il comportamento dei tifosi ma definendo "irrilevante" la connotazione politica. "Perché la verità è che ci sono tifosi violenti di destra, di centro e di sinistra che cercano solo di sfruttare la ribalta mediatica del calcio. Occorre isolarli - ha concluso Crimi - e il ministro dell'Interno sta facendo il massimo. Ma il problema non è semplice anche perché stiamo svuotando gli stadi e la conseguenza è anche in uno spettacolo privato di parte del suo fascino".
Marco Minniti, ministro dell'Interno nel governo ombra del Pd, ha denunciato la "comparsa degli ultrà fascisti per la prima volta al seguito della nazionale". "Gli ultrà che fanno i saluti romani, che agitano svastiche e innalzano grida fasciste: quello che è successo in Bulgaria è gravissimo e allarmante e rappresenta un colpo duro all'immagine stessa dell'Italia - ha commentato - E' necessario che ci sia una risposta esemplare. E' necessario che i responsabili, gruppetti ben conosciuti, vengano identificati e duramente puniti con la collaborazione della Federazione gioco calcio e con l'impegno delle forze dell'ordine". (12 ottobre 2008) [REPUBBLICA.IT]
I violenti della notte di Sofia erano stati segnalati come "organici a formazioni di estrema destra"
Quei filo-nazi partiti dal Nordest che dal 2003 assediano la Nazionale di CARLO BONINI
ROMA - I cinque di Sofia, tra arrestati e "trattenuti come testimoni", non arrivano a trent'anni. Ventisette il più giovane, ventinove il più vecchio. Vivono a Milano, Treviso, Como, Lucca, Napoli. Almeno due di loro negli archivi della nostra polizia di Prevenzione erano già finiti. Non per fatti di stadio, ma perché "segnalati come organici a formazioni di estrema destra". Due profili che - a dire di fonti diverse del Dipartimento di Pubblica sicurezza - sembrano redatti con carta copiativa. "Neri da Curva". Prodotti del vivaio dell'odio e dell'intolleranza. Che ormai - soltanto a voler stare al rapporto presentato nel maggio scorso al Parlamento dal nostro Servizio interno (Aisi) - monopolizza da destra 63 delle 98 sigle in cui si articola la geografia ultras nel nostro Paese.
Eppure, nel palazzo del pallone, nelle sue periferie (l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive) e in almeno una delle componenti di governo (Alleanza nazionale), in molti, "indignati", cadono (o fingono di cadere) dal pero. Come se la notte bulgara avesse rivelato una maligna metastasi di cui si ignorava l'esistenza. Come se "Ultras Italia" fosse un nuovo brand d'esportazione venuto alla luce per partenogenesi in qualche ignoto interstizio della nostra provincia nera. Insomma, il solito "cesto di mele marce".
Non è così.
Le "pezze" con cui "Ultras Italia" annuncia negli stadi italiani ed europei la propria nascita portano la data del 2002-2003. E non è difficile riconoscerle. Sono stoffe tricolori appese alle gradinate, in cui è impresso con caratteri tipografici del Ventennio il nome della città che ne fa mostra come "testimonianza di italianità". Si comincia con Verona, Udine, Padova, Trieste, che è poi il quadrilatero nero in cui il grumo si addensa, si manifesta e trova al suo interno ragioni sufficienti a un lavoro di proselitismo.
"In quella fase - racconta un qualificato funzionario di Polizia che da anni fa parte delle 'squadre tifo' che seguono la nostra nazionale - contavamo non più di una cinquantina di elementi. Per lo più del nord-est, che scommettevano sulla possibilità di creare una struttura agile, visibile e in grado di affermare una raggiunta egemonia politica di destra nelle curve del Paese".
Del resto, il Triveneto non è luogo geograficamente neutro. Il "Fronte Veneto Skin" e "Forza Nuova" sono la ruota dentata xenofoba in cui si incastra una nuova geografia politica e sociale, di cui, ogni domenica, le curve sono lo specchio. A Verona, dopo lo scioglimento delle "Brigate Gialloblù", i nuovi padroni sono i neri di "Verona front" e "Gioventù scaligera". A Trieste, gli "Ultras Triestina" si imbandierano nei vessilli imperiali austro-ungarici. A Udine, gli "Hooligans Teddy Boys" e i "Nord Kaos" maneggiano ciarpame neonazista non diverso da quello degli "Hell's Angel Ghetto" di Padova.
Il palcoscenico della Nazionale offre agli occhi di questo laboratorio nero tre indubbi pregi. E' vergine, perché non ingombro in tutta la sua storia di sigle ultras. E' mediaticamente sovraesposto. Si presta magnificamente alla semplificazione delle parole d'ordine e dei simboli con cui la destra xenofoba declina la sua "italianità".
L'inno di Mameli intonato con il saluto romano, i bomber neri, le teste rasate, le croci celtiche, l'aquila nazista, le ss runiche sono già a Stoccarda e Varsavia nel 2003 ad accompagnare la nostra Nazionale. Affacciano, ignorate dallo sguardo televisivo, in Portogallo, agli Europei del 2004. Fino a quando non si manifestano con violenza, a Palermo, nel 2005, durante un'Italia-Slovenia.
Gli "Ultras Italia" caricano gli sloveni a cinghiate al grido di "Tito Boia" e le "pezze" che di lì in avanti si trascinano dietro non parlano più soltanto il dialetto veneto. Si sono unite alla nuova giostra "Como", "Busto Arsizio", "Ravenna", "Napoli", "Reggio Calabria", "Torre del Greco", "Latina", "Castelli Romani", "Angri", "Nocera Superiore". I cinquanta degli inizi non sono più tali (a Sofia, sabato, se conteranno 144. A Larnaca, il 6 settembre scorso, erano in 150). Segnalando così come il "progetto", seguendo una geografia dell'appartenenza politica, non soltanto abbia superato la linea gotica, ma sia riuscito nell'obiettivo di far coesistere grazie al suo collante squisitamente nero, tifoserie altrimenti divise da odi sanguinosi (come la veronese e la napoletana).
Ma al di fuori degli addetti, i fatti di Palermo non sembrano inquietare nessuno. Neanche quando - sono i primi mesi del 2006 - una delegazione di "Ultras Italia" partecipa in Austria ad un raduno a Braunau (città natale di Hitler), dove la feccia neonazista d'Europa (inglesi, spagnoli, francesi, tedeschi) si incontra per pianificare un Mondiale di Germania violento. "Ultras Italia" può tranquillamente continuare a far mostra delle sue "pezze" negli stadi del Mondiale e, nei due anni successivi, in quelli delle qualificazioni per gli Europei. Il saluto romano, per dirne una, allieta anche l'inno di Mameli intonato il 22 giugno di quest'anno a Vienna, dove l'Italia gioca la sua semifinale con la Spagna. Tranne gli osservatori della nostra polizia, nessuno, a quanto pare, vede o vuole vedere.
Il senso comune liquida la faccenda come "folclore". Lo stesso che fa dire, oggi, al nuovo direttore dell'Osservatorio, Domenico Mazzilli (significativamente questore di Trieste fino a tre mesi fa) che, in fondo, ""Duce-Duce" a Sofia non è reato". Che convince Giovanni Adami, 36 anni, avvocato di Udine, legale dei 5 fermati, tra i sostenitori del progetto "Ultras Italia", a pronunciare su questa storia una parola "definitiva": "La verità è che gli aggrediti siamo noi, gli italiani".(13 ottobre 2008) [REPUBBLICA.IT]
Che schifo, uno sport, un gioco, un passatempo, un momento di aggregazione e divertimento, oramai in mano a degli idioti che si si fregiano di simboli e contenuti di cui non sanno nulla. Una volta le famiglie andavano a fare il picnic in curva, con panini e vino, con i bambini festanti e sorridenti. Ora gli stadi di calcio sono posti spaventosi e terrificamti. A questo punto che senso ha ancora il calcio, se non è più divertimento, ma politica e violenza? Perchè gli sponsor continuano a versare soldi nel calcio? Perchè i mezzi di comunicazione continuano a parlare solo di calcio? Perchè gli italiani continuano a seguire il calcio?
Tre ultrà azzurri fermati a Sofia, La Russa: "Vergogna i cori fascisti"
Tutti rilasciati in serata. Maroni: "Saranno sottoposti a Daspo"
Lippi: "E' la prima volta e non deve accadere mai più"
SOFIA - Il mondo politico e quello sportivo condannano la notte brava degli ultrà italiani che, a Sofia, in occasione della partita di qualificazione mondiale della Nazionale contro la Bulgaria, hanno dato vita tra l'altro a marce e cori di ispirazione fascista. "Una vergogna quei cori e un gesto inqualificabile l'aver bruciato la bandiera bulgara" dichiara il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Bisognerebbe chiedere scusa alla Bulgaria. Se fossi stato lì mi sarei vergognato. Non c'è nessuna giustificazione storico-politica per questa gente, sono solo maldestre esibizioni muscolari", continua l'esponente di An, al quale poi il suo ex compagno di partito Francesco Storace ricorda che "quei cori sono simili a quelli che intonava anche lui da giovane".
Nel tardo pomeriggio arriva la presa di posizione del ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Quando torneranno in Italia saranno sottoposti a provvedimenti amministrativi di sospensione dalla partecipazione ad avvenimenti sportivi, il Daspo, perché non ci si può comportare così né dentro né fuori gli stadi".
Gesti inqualificabili e parole dure, con qualche eccezione. Di diverso tenore sono infatti le considerazioni di Domenico Mazzilli, da poche settimane direttore dell'Osservatorio del Viminale sulla sicurezza delle manifestazioni sportive, che non condanna il comportamento dei centocinquanta ultrà italiani: "I cori 'Duce-Duce' e il braccio teso durante l'inno di Mameli? In Bulgaria non è reato... Io non faccio il sociologo - aggiunge - i reati vanno attribuiti nel Paese in cui avvengono. Fino adesso questo gruppo era rimasto in riga, ora vedremo bene cosa è successo e valuteremo per il futuro. Ma parliamo anche dei fischi all'inno di Mameli: anche quelli non sono reato, ma se mi permettete non sono educazione...".
Intanto la polizia bulgara ha identificato e trattenuto per tutto il giorno tre tifosi italiani ritenuti responsabili di aver dato fuoco alla bandiera bulgara all'inizio della partita. Dopo aver visionato i filmati, in cui si vede appiccare il fuoco al vessillo bulgaro sugli spalti dello stadio di Sofia, gli inquirenti hanno rilasciato i tre giovani, tutti originari del nord Italia: si tratta di A.P. 28 anni, indagato e solo in serata divenuto "persona informata dei fatti", e poi V.F., 21 anni, ed E.B. 27 anni, le cui posizioni, come sottolinea l'avvocato Giovanni Adami, sin da stamattina erano state derubricate a quella di testimoni. I tre sono stati rilasciati in serata. "I miei tre assistiti sono stati rilasciati questa sera - ha spiegato il legale, che e' anche componente del gruppo Ultrà Italia - anche per il terzo ragazzo, il pm bulgaro ha derubricato la posizione da indagato a persona informata dei fatti. Il giudice ha riconosciuto che non c'erano prove, l'inchiesta prosegue contro ignoti".
L'ambasciata italiana segue il caso. Nello stesso frangente, secondo quanto si è appreso, i tifosi della Bulgaria avevano dato alle fiamme uno striscione con il tricolore sottratto ai supporter italiani.
Quanto accaduto a Sofia ha suscitato reazioni di condanna anche nel mondo sportivo. "Anche se ieri io mi sono accorto solo dei fischi all'inno di Mameli - dice il ct azzurro Marcello Lippi - ho letto oggi cosa è successo. E' la prima volta e non deve accadere più. Non voglio dire altro, anche perché di queste cose devono parlare le persone che se ne occupano".
"E' la prima volta che la Nazionale vive una serata così, e lo dice uno che è in azzurro dal 1963" commenta con amarezza Gigi Riva. "Noi non abbiamo bisogno di tifosi così - ha aggiunto il capo delegazione azzurro - anche perché non siamo come loro. Insomma, condanniamo quello che è successo. Arrivare lì allo stadio e vedere che nell'angolino della curva riservato agli italiani succede questo non è certo bello. Tra l'altro, hanno incattivito la partita". Riva, però, propone di staccare la spina: "Io sono per non parlarne, questa gente non va presa in considerazione anche perché cerca pubblicità. E poi i veri tifosi della Nazionale sono persone perbene e sono tanti milioni".
"E' una vergogna del calcio, anzi dello sport italiano, ma non la caratterizzerei in maniera politica" ha commentato Rocco Crimi, sottosegretario con delega allo Sport, criticando il comportamento dei tifosi ma definendo "irrilevante" la connotazione politica. "Perché la verità è che ci sono tifosi violenti di destra, di centro e di sinistra che cercano solo di sfruttare la ribalta mediatica del calcio. Occorre isolarli - ha concluso Crimi - e il ministro dell'Interno sta facendo il massimo. Ma il problema non è semplice anche perché stiamo svuotando gli stadi e la conseguenza è anche in uno spettacolo privato di parte del suo fascino".
Marco Minniti, ministro dell'Interno nel governo ombra del Pd, ha denunciato la "comparsa degli ultrà fascisti per la prima volta al seguito della nazionale". "Gli ultrà che fanno i saluti romani, che agitano svastiche e innalzano grida fasciste: quello che è successo in Bulgaria è gravissimo e allarmante e rappresenta un colpo duro all'immagine stessa dell'Italia - ha commentato - E' necessario che ci sia una risposta esemplare. E' necessario che i responsabili, gruppetti ben conosciuti, vengano identificati e duramente puniti con la collaborazione della Federazione gioco calcio e con l'impegno delle forze dell'ordine". (12 ottobre 2008) [REPUBBLICA.IT]
I violenti della notte di Sofia erano stati segnalati come "organici a formazioni di estrema destra"
Quei filo-nazi partiti dal Nordest che dal 2003 assediano la Nazionale di CARLO BONINI
ROMA - I cinque di Sofia, tra arrestati e "trattenuti come testimoni", non arrivano a trent'anni. Ventisette il più giovane, ventinove il più vecchio. Vivono a Milano, Treviso, Como, Lucca, Napoli. Almeno due di loro negli archivi della nostra polizia di Prevenzione erano già finiti. Non per fatti di stadio, ma perché "segnalati come organici a formazioni di estrema destra". Due profili che - a dire di fonti diverse del Dipartimento di Pubblica sicurezza - sembrano redatti con carta copiativa. "Neri da Curva". Prodotti del vivaio dell'odio e dell'intolleranza. Che ormai - soltanto a voler stare al rapporto presentato nel maggio scorso al Parlamento dal nostro Servizio interno (Aisi) - monopolizza da destra 63 delle 98 sigle in cui si articola la geografia ultras nel nostro Paese.
Eppure, nel palazzo del pallone, nelle sue periferie (l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive) e in almeno una delle componenti di governo (Alleanza nazionale), in molti, "indignati", cadono (o fingono di cadere) dal pero. Come se la notte bulgara avesse rivelato una maligna metastasi di cui si ignorava l'esistenza. Come se "Ultras Italia" fosse un nuovo brand d'esportazione venuto alla luce per partenogenesi in qualche ignoto interstizio della nostra provincia nera. Insomma, il solito "cesto di mele marce".
Non è così.
Le "pezze" con cui "Ultras Italia" annuncia negli stadi italiani ed europei la propria nascita portano la data del 2002-2003. E non è difficile riconoscerle. Sono stoffe tricolori appese alle gradinate, in cui è impresso con caratteri tipografici del Ventennio il nome della città che ne fa mostra come "testimonianza di italianità". Si comincia con Verona, Udine, Padova, Trieste, che è poi il quadrilatero nero in cui il grumo si addensa, si manifesta e trova al suo interno ragioni sufficienti a un lavoro di proselitismo.
"In quella fase - racconta un qualificato funzionario di Polizia che da anni fa parte delle 'squadre tifo' che seguono la nostra nazionale - contavamo non più di una cinquantina di elementi. Per lo più del nord-est, che scommettevano sulla possibilità di creare una struttura agile, visibile e in grado di affermare una raggiunta egemonia politica di destra nelle curve del Paese".
Del resto, il Triveneto non è luogo geograficamente neutro. Il "Fronte Veneto Skin" e "Forza Nuova" sono la ruota dentata xenofoba in cui si incastra una nuova geografia politica e sociale, di cui, ogni domenica, le curve sono lo specchio. A Verona, dopo lo scioglimento delle "Brigate Gialloblù", i nuovi padroni sono i neri di "Verona front" e "Gioventù scaligera". A Trieste, gli "Ultras Triestina" si imbandierano nei vessilli imperiali austro-ungarici. A Udine, gli "Hooligans Teddy Boys" e i "Nord Kaos" maneggiano ciarpame neonazista non diverso da quello degli "Hell's Angel Ghetto" di Padova.
Il palcoscenico della Nazionale offre agli occhi di questo laboratorio nero tre indubbi pregi. E' vergine, perché non ingombro in tutta la sua storia di sigle ultras. E' mediaticamente sovraesposto. Si presta magnificamente alla semplificazione delle parole d'ordine e dei simboli con cui la destra xenofoba declina la sua "italianità".
L'inno di Mameli intonato con il saluto romano, i bomber neri, le teste rasate, le croci celtiche, l'aquila nazista, le ss runiche sono già a Stoccarda e Varsavia nel 2003 ad accompagnare la nostra Nazionale. Affacciano, ignorate dallo sguardo televisivo, in Portogallo, agli Europei del 2004. Fino a quando non si manifestano con violenza, a Palermo, nel 2005, durante un'Italia-Slovenia.
Gli "Ultras Italia" caricano gli sloveni a cinghiate al grido di "Tito Boia" e le "pezze" che di lì in avanti si trascinano dietro non parlano più soltanto il dialetto veneto. Si sono unite alla nuova giostra "Como", "Busto Arsizio", "Ravenna", "Napoli", "Reggio Calabria", "Torre del Greco", "Latina", "Castelli Romani", "Angri", "Nocera Superiore". I cinquanta degli inizi non sono più tali (a Sofia, sabato, se conteranno 144. A Larnaca, il 6 settembre scorso, erano in 150). Segnalando così come il "progetto", seguendo una geografia dell'appartenenza politica, non soltanto abbia superato la linea gotica, ma sia riuscito nell'obiettivo di far coesistere grazie al suo collante squisitamente nero, tifoserie altrimenti divise da odi sanguinosi (come la veronese e la napoletana).
Ma al di fuori degli addetti, i fatti di Palermo non sembrano inquietare nessuno. Neanche quando - sono i primi mesi del 2006 - una delegazione di "Ultras Italia" partecipa in Austria ad un raduno a Braunau (città natale di Hitler), dove la feccia neonazista d'Europa (inglesi, spagnoli, francesi, tedeschi) si incontra per pianificare un Mondiale di Germania violento. "Ultras Italia" può tranquillamente continuare a far mostra delle sue "pezze" negli stadi del Mondiale e, nei due anni successivi, in quelli delle qualificazioni per gli Europei. Il saluto romano, per dirne una, allieta anche l'inno di Mameli intonato il 22 giugno di quest'anno a Vienna, dove l'Italia gioca la sua semifinale con la Spagna. Tranne gli osservatori della nostra polizia, nessuno, a quanto pare, vede o vuole vedere.
Il senso comune liquida la faccenda come "folclore". Lo stesso che fa dire, oggi, al nuovo direttore dell'Osservatorio, Domenico Mazzilli (significativamente questore di Trieste fino a tre mesi fa) che, in fondo, ""Duce-Duce" a Sofia non è reato". Che convince Giovanni Adami, 36 anni, avvocato di Udine, legale dei 5 fermati, tra i sostenitori del progetto "Ultras Italia", a pronunciare su questa storia una parola "definitiva": "La verità è che gli aggrediti siamo noi, gli italiani".(13 ottobre 2008) [REPUBBLICA.IT]
Che schifo, uno sport, un gioco, un passatempo, un momento di aggregazione e divertimento, oramai in mano a degli idioti che si si fregiano di simboli e contenuti di cui non sanno nulla. Una volta le famiglie andavano a fare il picnic in curva, con panini e vino, con i bambini festanti e sorridenti. Ora gli stadi di calcio sono posti spaventosi e terrificamti. A questo punto che senso ha ancora il calcio, se non è più divertimento, ma politica e violenza? Perchè gli sponsor continuano a versare soldi nel calcio? Perchè i mezzi di comunicazione continuano a parlare solo di calcio? Perchè gli italiani continuano a seguire il calcio?
giovedì 9 ottobre 2008
Il governo salva Geronzi Tanzi e Cragnotti
Sorpresa nel decreto Alitalia: reati non perseguibili se non c'è il fallimento. Ad accorgersene per prima Milena Gabanelli, l'autrice della trasmissione Report.
ROMA - Un'altra? Sì, un'altra. E per chi stavolta? Ma per Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca negli impicci giudiziari per via dei crac Parmalat e Cirio. La fabbrica permanente delle leggi ad personam, col marchio di fedeltà del governo Berlusconi, ne produce un'altra, infilata nelle pieghe della legge di conversione del decreto Alitalia. Non se ne accorge nessuno, dell'opposizione s'intende, quando il 2 ottobre passa al Senato. Eppure, come già si scrivono i magistrati nelle maling list, si tratta d'una "bomba atomica" destinata a far saltare per aria a ripetizione non solo i vecchi processi per bancarotta fraudolenta, ma a bloccare quelli futuri.
Addio ai processi Parmalat e Cirio. In salvo Tanzi e Cragnotti. Salvacondotto per l'ex presidente di Capitalia Geronzi. Colpo di spugna anche per scandali di minore portata come quello di Giacomelli, della Eldo, di Postalmarket. Tutto grazie ad Alitalia e al decreto del 28 agosto fatto apposta per evitarne il fallimento. Firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Sacconi, Matteoli. Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia. Pronto per essere discusso e approvato martedì prossimo dalla Camera senza che l'opposizione batta un colpo. [Continua...]
Che dite, è più un "No comment" o un "Si comment"? In ogni caso, complimenti al centro destra italiano, che non perde occasione per curare i propri interessi a discapito del Popolo Italiano.
E pensare che Silvio aveva detto che chi votava a sinistra (Comunisti!) era un coglione... mi sa che si era sbagliato! Forza Italia!
Aggiornamento 09/10/2008
Tremonti: "Via la salva-manager o il ministro dell'Economia se ne va"
Uhm... Gatta ci cova...
ROMA - Un'altra? Sì, un'altra. E per chi stavolta? Ma per Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca negli impicci giudiziari per via dei crac Parmalat e Cirio. La fabbrica permanente delle leggi ad personam, col marchio di fedeltà del governo Berlusconi, ne produce un'altra, infilata nelle pieghe della legge di conversione del decreto Alitalia. Non se ne accorge nessuno, dell'opposizione s'intende, quando il 2 ottobre passa al Senato. Eppure, come già si scrivono i magistrati nelle maling list, si tratta d'una "bomba atomica" destinata a far saltare per aria a ripetizione non solo i vecchi processi per bancarotta fraudolenta, ma a bloccare quelli futuri.
Addio ai processi Parmalat e Cirio. In salvo Tanzi e Cragnotti. Salvacondotto per l'ex presidente di Capitalia Geronzi. Colpo di spugna anche per scandali di minore portata come quello di Giacomelli, della Eldo, di Postalmarket. Tutto grazie ad Alitalia e al decreto del 28 agosto fatto apposta per evitarne il fallimento. Firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Sacconi, Matteoli. Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia. Pronto per essere discusso e approvato martedì prossimo dalla Camera senza che l'opposizione batta un colpo. [Continua...]
Che dite, è più un "No comment" o un "Si comment"? In ogni caso, complimenti al centro destra italiano, che non perde occasione per curare i propri interessi a discapito del Popolo Italiano.
E pensare che Silvio aveva detto che chi votava a sinistra (Comunisti!) era un coglione... mi sa che si era sbagliato! Forza Italia!
Aggiornamento 09/10/2008
Tremonti: "Via la salva-manager o il ministro dell'Economia se ne va"
Uhm... Gatta ci cova...
Il governo salva Geronzi Tanzi e Cragnotti
Sorpresa nel decreto Alitalia: reati non perseguibili se non c'è il fallimento. Ad accorgersene per prima Milena Gabanelli, l'autrice della trasmissione Report.
ROMA - Un'altra? Sì, un'altra. E per chi stavolta? Ma per Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca negli impicci giudiziari per via dei crac Parmalat e Cirio. La fabbrica permanente delle leggi ad personam, col marchio di fedeltà del governo Berlusconi, ne produce un'altra, infilata nelle pieghe della legge di conversione del decreto Alitalia. Non se ne accorge nessuno, dell'opposizione s'intende, quando il 2 ottobre passa al Senato. Eppure, come già si scrivono i magistrati nelle maling list, si tratta d'una "bomba atomica" destinata a far saltare per aria a ripetizione non solo i vecchi processi per bancarotta fraudolenta, ma a bloccare quelli futuri.
Addio ai processi Parmalat e Cirio. In salvo Tanzi e Cragnotti. Salvacondotto per l'ex presidente di Capitalia Geronzi. Colpo di spugna anche per scandali di minore portata come quello di Giacomelli, della Eldo, di Postalmarket. Tutto grazie ad Alitalia e al decreto del 28 agosto fatto apposta per evitarne il fallimento. Firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Sacconi, Matteoli. Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia. Pronto per essere discusso e approvato martedì prossimo dalla Camera senza che l'opposizione batta un colpo. [Continua...]
Che dite, è più un "No comment" o un "Si comment"? In ogni caso, complimenti al centro destra italiano, che non perde occasione per curare i propri interessi a discapito del Popolo Italiano.
E pensare che Silvio aveva detto che chi votava a sinistra (Comunisti!) era un coglione... mi sa che si era sbagliato! Forza Italia!
Aggiornamento 09/10/2008
Tremonti: "Via la salva-manager o il ministro dell'Economia se ne va"
Uhm... Gatta ci cova...
ROMA - Un'altra? Sì, un'altra. E per chi stavolta? Ma per Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca negli impicci giudiziari per via dei crac Parmalat e Cirio. La fabbrica permanente delle leggi ad personam, col marchio di fedeltà del governo Berlusconi, ne produce un'altra, infilata nelle pieghe della legge di conversione del decreto Alitalia. Non se ne accorge nessuno, dell'opposizione s'intende, quando il 2 ottobre passa al Senato. Eppure, come già si scrivono i magistrati nelle maling list, si tratta d'una "bomba atomica" destinata a far saltare per aria a ripetizione non solo i vecchi processi per bancarotta fraudolenta, ma a bloccare quelli futuri.
Addio ai processi Parmalat e Cirio. In salvo Tanzi e Cragnotti. Salvacondotto per l'ex presidente di Capitalia Geronzi. Colpo di spugna anche per scandali di minore portata come quello di Giacomelli, della Eldo, di Postalmarket. Tutto grazie ad Alitalia e al decreto del 28 agosto fatto apposta per evitarne il fallimento. Firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Sacconi, Matteoli. Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia. Pronto per essere discusso e approvato martedì prossimo dalla Camera senza che l'opposizione batta un colpo. [Continua...]
Che dite, è più un "No comment" o un "Si comment"? In ogni caso, complimenti al centro destra italiano, che non perde occasione per curare i propri interessi a discapito del Popolo Italiano.
E pensare che Silvio aveva detto che chi votava a sinistra (Comunisti!) era un coglione... mi sa che si era sbagliato! Forza Italia!
Aggiornamento 09/10/2008
Tremonti: "Via la salva-manager o il ministro dell'Economia se ne va"
Uhm... Gatta ci cova...
martedì 7 ottobre 2008
Referendum, quorum mancato. Fallita la spallata alla giunta Soru
L'appello di Silvio Berlusconi non è stato sufficiente. Il centrodestra sardo manca la spallata al governatore Renato Soru e alla sua giunta. Nell'isola vince l'astensione nella battaglia sull'abrogazione della legge salvacoste e di Abbanoa (le norme sulla gestione delle risorse idriche e sulla tariffa unica dell´acqua). I votanti sono stati trecentomila (20,4 per cento), ne occorrevano duecentomila in più. Il Pd afferma che questi risultati «premiano l'azione della giunta» L'Idv: «Sconfitto anche Berlusconi» [LANUOVASARDEGNA]
Anche qui, cerchiamo di farla semplice semplice, senza fare troppa dietrologia.
Le forze politiche del centro-destra, hanno cercato di far abolire alcune leggi che tutelano le coste sarde (per intenderci, la destra ha espresso il desiderio di costruire sulle coste della Sardegna, fregandosene dei vincoli ambientali e paesaggistici), e di permettere a chi gestisce gli acquedotti di fare il prezzo che vuole per l'approvvigionamento idrico delle case dei Sardi (e di certo, essendo oramai tutto privatizzato, il prezzo, se fosse stata abolita questa legge, sarebbe salito).
L'acqua non e' una merce ma un bene primario e vitale! Non può essere monetizzato e basta!
Non sono un fan di Soru, ma sicuramente il centro-destra avrebbe fatto meglio spendere le proprie energie in direzioni più sensate.
Anche qui, cerchiamo di farla semplice semplice, senza fare troppa dietrologia.
Le forze politiche del centro-destra, hanno cercato di far abolire alcune leggi che tutelano le coste sarde (per intenderci, la destra ha espresso il desiderio di costruire sulle coste della Sardegna, fregandosene dei vincoli ambientali e paesaggistici), e di permettere a chi gestisce gli acquedotti di fare il prezzo che vuole per l'approvvigionamento idrico delle case dei Sardi (e di certo, essendo oramai tutto privatizzato, il prezzo, se fosse stata abolita questa legge, sarebbe salito).
L'acqua non e' una merce ma un bene primario e vitale! Non può essere monetizzato e basta!
Non sono un fan di Soru, ma sicuramente il centro-destra avrebbe fatto meglio spendere le proprie energie in direzioni più sensate.
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Politica
Referendum, quorum mancato. Fallita la spallata alla giunta Soru
L'appello di Silvio Berlusconi non è stato sufficiente. Il centrodestra sardo manca la spallata al governatore Renato Soru e alla sua giunta. Nell'isola vince l'astensione nella battaglia sull'abrogazione della legge salvacoste e di Abbanoa (le norme sulla gestione delle risorse idriche e sulla tariffa unica dell´acqua). I votanti sono stati trecentomila (20,4 per cento), ne occorrevano duecentomila in più. Il Pd afferma che questi risultati «premiano l'azione della giunta» L'Idv: «Sconfitto anche Berlusconi» [LANUOVASARDEGNA]
Anche qui, cerchiamo di farla semplice semplice, senza fare troppa dietrologia.
Le forze politiche del centro-destra, hanno cercato di far abolire alcune leggi che tutelano le coste sarde (per intenderci, la destra ha espresso il desiderio di costruire sulle coste della Sardegna, fregandosene dei vincoli ambientali e paesaggistici), e di permettere a chi gestisce gli acquedotti di fare il prezzo che vuole per l'approvvigionamento idrico delle case dei Sardi (e di certo, essendo oramai tutto privatizzato, il prezzo, se fosse stata abolita questa legge, sarebbe salito).
L'acqua non e' una merce ma un bene primario e vitale! Non può essere monetizzato e basta!
Non sono un fan di Soru, ma sicuramente il centro-destra avrebbe fatto meglio spendere le proprie energie in direzioni più sensate.
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Le forze politiche del centro-destra, hanno cercato di far abolire alcune leggi che tutelano le coste sarde (per intenderci, la destra ha espresso il desiderio di costruire sulle coste della Sardegna, fregandosene dei vincoli ambientali e paesaggistici), e di permettere a chi gestisce gli acquedotti di fare il prezzo che vuole per l'approvvigionamento idrico delle case dei Sardi (e di certo, essendo oramai tutto privatizzato, il prezzo, se fosse stata abolita questa legge, sarebbe salito).
L'acqua non e' una merce ma un bene primario e vitale! Non può essere monetizzato e basta!
Non sono un fan di Soru, ma sicuramente il centro-destra avrebbe fatto meglio spendere le proprie energie in direzioni più sensate.
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lunedì 6 ottobre 2008
Signore e Signori... Lennart Green!
Lennart Green e' stato campione del mondo FISM di magia close-up (micromagia) con le carte nel 1991, ed è uno dei maestri di questa specialità. Ecco a voi la sua incredibile performance al TED.
Signore e Signori... Lennart Green!
Lennart Green e' stato campione del mondo FISM di magia close-up (micromagia) con le carte nel 1991, ed è uno dei maestri di questa specialità. Ecco a voi la sua incredibile performance al TED.
Zombie Day a Roma il 2 Novembre!!
"Ritorno a parlare di Zombie Day e vi comunico finalmente che è stato organizzato si terrà nientepopodimenoche il 2 Novembre (quale giorno più adatto di questo?) alle ore 15.00 davanti la fermata della Metro B “Colosseo” quindi siete tutti invitati a partecipare." [GUIZARD]
Per saperne di più leggete sul blog di Guizard!
Uno zombie day, quello in oggetto del post sarà il primo zombie day in italia, è un tipo di flash mob: "un gruppo di persone che si riunisce all'improvviso in uno spazio pubblico, mette in pratica un'azione insolita generalmente per un breve periodo di tempo per poi successivamente disperdersi. Il raduno viene generalmente organizzato attraverso comunicazioni via internet o tramite telefoni cellulari. In molti casi, le regole dell'azione vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l'azione abbia luogo."
Leggi la pagina completa su http://it.wikipedia.org/wiki/Flash_mob
Insomma, per farla semplice semplice, il 2 novembre alle ore 15.00 ci si trova a Roma, davanti alla fermata "Colosseo", quindi al Colosseo, travestiti da zombie, e si "zombeggia" un pò, sia tra gli zombie, sia molestando i passanti cantilenando e/o salmodiando "cervello... cervello... fame... cervello...", come nei bei film di una volta di George A. Romero...
Per saperne di più leggete sul blog di Guizard!
Uno zombie day, quello in oggetto del post sarà il primo zombie day in italia, è un tipo di flash mob: "un gruppo di persone che si riunisce all'improvviso in uno spazio pubblico, mette in pratica un'azione insolita generalmente per un breve periodo di tempo per poi successivamente disperdersi. Il raduno viene generalmente organizzato attraverso comunicazioni via internet o tramite telefoni cellulari. In molti casi, le regole dell'azione vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l'azione abbia luogo."
Leggi la pagina completa su http://it.wikipedia.org/wiki/Flash_mob
Insomma, per farla semplice semplice, il 2 novembre alle ore 15.00 ci si trova a Roma, davanti alla fermata "Colosseo", quindi al Colosseo, travestiti da zombie, e si "zombeggia" un pò, sia tra gli zombie, sia molestando i passanti cantilenando e/o salmodiando "cervello... cervello... fame... cervello...", come nei bei film di una volta di George A. Romero...
Zombie Day a Roma il 2 Novembre!!
"Ritorno a parlare di Zombie Day e vi comunico finalmente che è stato organizzato si terrà nientepopodimenoche il 2 Novembre (quale giorno più adatto di questo?) alle ore 15.00 davanti la fermata della Metro B “Colosseo” quindi siete tutti invitati a partecipare." [GUIZARD]
Per saperne di più leggete sul blog di Guizard!
Uno zombie day, quello in oggetto del post sarà il primo zombie day in italia, è un tipo di flash mob: "un gruppo di persone che si riunisce all'improvviso in uno spazio pubblico, mette in pratica un'azione insolita generalmente per un breve periodo di tempo per poi successivamente disperdersi. Il raduno viene generalmente organizzato attraverso comunicazioni via internet o tramite telefoni cellulari. In molti casi, le regole dell'azione vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l'azione abbia luogo."
Leggi la pagina completa su http://it.wikipedia.org/wiki/Flash_mob
Insomma, per farla semplice semplice, il 2 novembre alle ore 15.00 ci si trova a Roma, davanti alla fermata "Colosseo", quindi al Colosseo, travestiti da zombie, e si "zombeggia" un pò, sia tra gli zombie, sia molestando i passanti cantilenando e/o salmodiando "cervello... cervello... fame... cervello...", come nei bei film di una volta di George A. Romero...
Per saperne di più leggete sul blog di Guizard!
Uno zombie day, quello in oggetto del post sarà il primo zombie day in italia, è un tipo di flash mob: "un gruppo di persone che si riunisce all'improvviso in uno spazio pubblico, mette in pratica un'azione insolita generalmente per un breve periodo di tempo per poi successivamente disperdersi. Il raduno viene generalmente organizzato attraverso comunicazioni via internet o tramite telefoni cellulari. In molti casi, le regole dell'azione vengono illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che l'azione abbia luogo."
Leggi la pagina completa su http://it.wikipedia.org/wiki/Flash_mob
Insomma, per farla semplice semplice, il 2 novembre alle ore 15.00 ci si trova a Roma, davanti alla fermata "Colosseo", quindi al Colosseo, travestiti da zombie, e si "zombeggia" un pò, sia tra gli zombie, sia molestando i passanti cantilenando e/o salmodiando "cervello... cervello... fame... cervello...", come nei bei film di una volta di George A. Romero...
venerdì 3 ottobre 2008
Grillo prepara l'assalto ai Comuni
Sul blog del comico la mappa delle liste civiche: «In Italia sono ovunque»
ROMA Due cartine: una del pianeta, una dell’Italia, con tante spille virtuali, bianche e rosse, per segnare i luoghi dove sono nati i "meetup" di Beppe Grillo. Sul suo blog il popolare comico e polemista genovese pubblica la mappa delle forze che pensa di poter mettere in campo alle prossime elezioni amministrative. «I gruppi spontanei sul territorio - scrive Grillo - stanno crescendo. Sono 505 in tutto il mondo. Più di 73.000 persone. In Italia sono ovunque, da Ferrara a Siracusa».
«Meetup - spiega - è adesso in italiano. La Rete è entrata nella realtà con i Meetup. I cittadini senza rappresentanza possono rappresentarsi da soli. Filmare, denunciare, proporre. E proporsi attraverso le liste civiche alla gestione del proprio Comune».
La battaglia di Grillo contro i partiti, insomma, va oltre i "Vaffa", come del resto era ormai previsto. «La democrazia con la delega al segretario di partito, senza neppure la possibilità di scegliere il candidato, è una buffonata», accusa. «7/8 persone condizionate da lobby, mafie e gruppi massonici - continua - decidono ogni cosa. Dall’acqua, all’energia, alla giustizia. Questo periodo della nostra Storia sarà ricordato come quello della Dimenticanza. L’italiano si sta scordando di essere un uomo libero e di essere stato centro della Civiltà per secoli. Ci vogliono trasformare in un popolo di schiavi. Hanno scritto che voglio andare all’estero, ma all’estero ci andranno loro. Craxi ha tracciato il solco anche per gli altri. Create delle isole di democrazia diretta nei vostri Comuni o iscrivetevi ai Meetup esistenti». [LASTAMPA]
Grande Grillo! Non si tratta di "antipolitica", perche' la gente vuole partecipare attivamente alla vita politica del proprio paese. Si tratta di rifiuto del sistema dei partiti italiano, gestito oramai solo più da faccendieri!
ROMA Due cartine: una del pianeta, una dell’Italia, con tante spille virtuali, bianche e rosse, per segnare i luoghi dove sono nati i "meetup" di Beppe Grillo. Sul suo blog il popolare comico e polemista genovese pubblica la mappa delle forze che pensa di poter mettere in campo alle prossime elezioni amministrative. «I gruppi spontanei sul territorio - scrive Grillo - stanno crescendo. Sono 505 in tutto il mondo. Più di 73.000 persone. In Italia sono ovunque, da Ferrara a Siracusa».
«Meetup - spiega - è adesso in italiano. La Rete è entrata nella realtà con i Meetup. I cittadini senza rappresentanza possono rappresentarsi da soli. Filmare, denunciare, proporre. E proporsi attraverso le liste civiche alla gestione del proprio Comune».
La battaglia di Grillo contro i partiti, insomma, va oltre i "Vaffa", come del resto era ormai previsto. «La democrazia con la delega al segretario di partito, senza neppure la possibilità di scegliere il candidato, è una buffonata», accusa. «7/8 persone condizionate da lobby, mafie e gruppi massonici - continua - decidono ogni cosa. Dall’acqua, all’energia, alla giustizia. Questo periodo della nostra Storia sarà ricordato come quello della Dimenticanza. L’italiano si sta scordando di essere un uomo libero e di essere stato centro della Civiltà per secoli. Ci vogliono trasformare in un popolo di schiavi. Hanno scritto che voglio andare all’estero, ma all’estero ci andranno loro. Craxi ha tracciato il solco anche per gli altri. Create delle isole di democrazia diretta nei vostri Comuni o iscrivetevi ai Meetup esistenti». [LASTAMPA]
Grande Grillo! Non si tratta di "antipolitica", perche' la gente vuole partecipare attivamente alla vita politica del proprio paese. Si tratta di rifiuto del sistema dei partiti italiano, gestito oramai solo più da faccendieri!
Grillo prepara l'assalto ai Comuni
Sul blog del comico la mappa delle liste civiche: «In Italia sono ovunque»
ROMA Due cartine: una del pianeta, una dell’Italia, con tante spille virtuali, bianche e rosse, per segnare i luoghi dove sono nati i "meetup" di Beppe Grillo. Sul suo blog il popolare comico e polemista genovese pubblica la mappa delle forze che pensa di poter mettere in campo alle prossime elezioni amministrative. «I gruppi spontanei sul territorio - scrive Grillo - stanno crescendo. Sono 505 in tutto il mondo. Più di 73.000 persone. In Italia sono ovunque, da Ferrara a Siracusa».
«Meetup - spiega - è adesso in italiano. La Rete è entrata nella realtà con i Meetup. I cittadini senza rappresentanza possono rappresentarsi da soli. Filmare, denunciare, proporre. E proporsi attraverso le liste civiche alla gestione del proprio Comune».
La battaglia di Grillo contro i partiti, insomma, va oltre i "Vaffa", come del resto era ormai previsto. «La democrazia con la delega al segretario di partito, senza neppure la possibilità di scegliere il candidato, è una buffonata», accusa. «7/8 persone condizionate da lobby, mafie e gruppi massonici - continua - decidono ogni cosa. Dall’acqua, all’energia, alla giustizia. Questo periodo della nostra Storia sarà ricordato come quello della Dimenticanza. L’italiano si sta scordando di essere un uomo libero e di essere stato centro della Civiltà per secoli. Ci vogliono trasformare in un popolo di schiavi. Hanno scritto che voglio andare all’estero, ma all’estero ci andranno loro. Craxi ha tracciato il solco anche per gli altri. Create delle isole di democrazia diretta nei vostri Comuni o iscrivetevi ai Meetup esistenti». [LASTAMPA]
Grande Grillo! Non si tratta di "antipolitica", perche' la gente vuole partecipare attivamente alla vita politica del proprio paese. Si tratta di rifiuto del sistema dei partiti italiano, gestito oramai solo più da faccendieri!
ROMA Due cartine: una del pianeta, una dell’Italia, con tante spille virtuali, bianche e rosse, per segnare i luoghi dove sono nati i "meetup" di Beppe Grillo. Sul suo blog il popolare comico e polemista genovese pubblica la mappa delle forze che pensa di poter mettere in campo alle prossime elezioni amministrative. «I gruppi spontanei sul territorio - scrive Grillo - stanno crescendo. Sono 505 in tutto il mondo. Più di 73.000 persone. In Italia sono ovunque, da Ferrara a Siracusa».
«Meetup - spiega - è adesso in italiano. La Rete è entrata nella realtà con i Meetup. I cittadini senza rappresentanza possono rappresentarsi da soli. Filmare, denunciare, proporre. E proporsi attraverso le liste civiche alla gestione del proprio Comune».
La battaglia di Grillo contro i partiti, insomma, va oltre i "Vaffa", come del resto era ormai previsto. «La democrazia con la delega al segretario di partito, senza neppure la possibilità di scegliere il candidato, è una buffonata», accusa. «7/8 persone condizionate da lobby, mafie e gruppi massonici - continua - decidono ogni cosa. Dall’acqua, all’energia, alla giustizia. Questo periodo della nostra Storia sarà ricordato come quello della Dimenticanza. L’italiano si sta scordando di essere un uomo libero e di essere stato centro della Civiltà per secoli. Ci vogliono trasformare in un popolo di schiavi. Hanno scritto che voglio andare all’estero, ma all’estero ci andranno loro. Craxi ha tracciato il solco anche per gli altri. Create delle isole di democrazia diretta nei vostri Comuni o iscrivetevi ai Meetup esistenti». [LASTAMPA]
Grande Grillo! Non si tratta di "antipolitica", perche' la gente vuole partecipare attivamente alla vita politica del proprio paese. Si tratta di rifiuto del sistema dei partiti italiano, gestito oramai solo più da faccendieri!
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